Al momento, il bollettino ufficiale parla di tre corpi estratti dalle materie dell’edificio e di due altri ospiti della struttura portati in salvo: tuttavia, il bilancio della valanga di neve, alberi sradicati e detriti che ha travolto nella nottata mercoledì l’Hotel Rigopiano (un resort turistico alle pendici del Gran Sasso) potrebbe aggravarsi. Sono infatti 25 i dispersi accertati, anche se alcune fonti della Regione Abruzzo spiegano che il numero esatto sarebbe di 34. Inoltre, le ricerche non hanno dato frutti e le operazioni di salvataggio sono rese impervie non solo dalla difficoltà a raggiungere il luogo del disastro, ma anche dalla tempesta di neve che ha richiesto l’intervento degli uomini del Soccorso Alpino.
La “traslazione” dell’edificio
L’improvviso innalzamento delle temperature ha infatti causato un appesantimento della neve, rallentando anche l’attività di scavo dell’ultima notte e che, con il passare delle ore, sta diventando sempre più una corsa contro il tempo. Secondo Mario Mazzocca, Sottosegretario Regionale con delega alla Protezione Civile, non si sa bene quante persone si sta cercando di salvare, dal momento che il numero degli ospiti potrebbe essere più elevato di quanto ipotizzato in un primo momento. Inoltre, come è stato evidenziato dagli esperti, la valanga ha provocato una vera e propria “traslazione” dell’intero resort che è stato letteralmente spostato di circa 10 metri dalla sua sede originaria: per questo motivo, alcuni dispersi potrebbero essere sepolti sotto la neve al di fuori del perimetro entro cui avvengono le ricerche dei Vigili del Fuoco e degli uomini del Soccorso Alpino e Speleologico.
Il pessimismo di Curcio
Secondo Fabrizio Curcio, Capo della Protezione Civile, presso l’Hotel Rigopiano si è verificata una sorta di “implosione verso l’interno che ha fatto sì che ci trovassimo davanti ad uno scenario altamente critico”. A suo parere, nonostante gli sforzi profusi da tutti i suoi uomini, gli interventi di salvataggio si stanno scontrando con delle difficoltà oggettive, tanto che è stato necessario effettuare dei voli di ricognizione in elicottero per verificare se ci fossero altri movimenti di neve che avrebbero potuto mettere in pericolo gli stessi soccorritori.
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