La sentenza è stata letta a porte chiuse all’interno del Tribunale di Torino, dove oltre ai giudici e agli avvocati era presente anche l’imputato, il 47enne Michele Buoninconti, vigile del fuoco della caserma di Costigliole d’Asti. Il giudice Pasi ha emesso la sua sentenza dopo una lunga camera di consiglio, che si è protratta per ben 7 ore, dopo che in aula al mattino erano state fatte le rimostranze difensive da parte degli avvocati dell’imputato. Michele Buoninconti non ha mai ammesso la sua colpevolezza, si è sempre dichiarato innocente e continua a proclamare la sua estraneità alla morte delle moglie, uccisa nel gennaio 2015, il cui corpo è stato ritrovato 9 mesi dopo.
In aula erano presenti anche i genitori di Elena Ceste, attualmente tutori legali dei 4 figli della coppia. Michele Buoninconti sta scontando la sua pena nel carcere di Torino, dove è rinchiuso da oltre un anno, dopo che gli investigatori hanno condotto un lungo lavoro di ricerca e di indagine per appurare eventuali responsabilità. Secondo l’accus,a Elena Ceste sarebbe stata uccisa proprio dal marito, un delitto di gelosia ma non d’impeto, anzi. Stando alle indagini e a quanto emerso dal processo, infatti, l’uomo avrebbe premeditato l’assassinio della moglie, che sarebbe stata uccisa per soffocamento in casa e successivamente portata nei pressi di un vicino canale di scolo, dove il suo corpo ha giaciuto per diversi mesi. Michele Buoninconti conosceva molto bene quella zona e non gli sarebbe stato difficile occultare lì il cadavere.
Tuttavia, Buoninconti e i suoi legali portano avanti la tesi dell’incidente, sostenendo che Elena Ceste sarebbe morta per cause naturali dopo essere uscita di casa completamente nuda in una fredda e nevosa giornata di gennaio, in preda e una crisi psicotica. Questa versione non ha mai convinto gli inquirenti e il giudice ha accettato la richiesta di 30 anni di reclusione fatta parte del PM, rigettando quella di assoluzione ampia proposta dalla difesa.