Akbarzhon Jalilov, classe 1995, originario di Osh, Kyrgyzstan. È lui il principale sospettato nelle indagini coordinate dai servizi segreti russi e kirghisi. Secondo il portavoce Rakhat Sulaimanov pare che Jalilov avesse ottenuto poco tempo fa anche la cittadinanza russa. In ogni caso, secondo gli investigatori si tratterebbe di un attacco terroristico, ma le indagini proseguono.
Secondo il bollettino dell’agenzia russa TASS, l’attacco avrebbe causato 14 morti; rimangono 49 i feriti in cura all’ospedale di San Pietroburgo. Gli investigatori hanno rimarcato l’eccellente condotta del conducente metro che ha permesso di contenere il numero delle vittime. Infatti l’esplosione sarebbe avvenuta a cavallo tra due stazioni, ma egli ha continuato la marcia fino alla fermata seguente, permettendo così ai soccorsi di poter raggiungere più facilmente le carrozze colpite.
Poche ore dopo l’esplosione, avvenuta tra le stazioni Tekhnologichesky Institut e Sennaya Ploshchad, un’altra bomba è stata rinvenuta alla fermata Ploshchad Vosstaniya. Grazie all’intervento degli artificieri, l’esplosivo è stato disinnescato. Gli ordigni impiegati sono al vaglio degli inquirenti. Prime indiscrezioni parlano di esplosivi artigianali tipo shrapnel, riempiti di bulloni, chiodi e altro materiale usato per massimizzare il numero delle vittime. È possibile che anche il secondo ordigno fosse stato abbandonato dall’attentatore suicida, subito prima di compiere l’attentato alla Sennaya Ploshchad.
Ieri sera il presidente russo Vladimir Putin era sul posto per commemorare le vittime. Tre giorni di lutto per la città, che oggi vede rientrare in funzione la metropolitana. Messaggi di condoglianze da tutto il mondo hanno raggiunto in queste ore la Russia. Il presidente degli Stati Uniti Donal Trump ha chiamato personalmente Putin per esprimere le sue condoglianze alle famiglie delle vittime, e la volontà di restare in contatto.
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