Il nodo centrale della discussione è se il lavoro domenicale sia da considerarsi un sopruso del mercato sui lavoratori o se si tratti di un’opportunità in più per chi fosse alla ricerca di un impiego. Le due opposte opinioni sono piuttosto trasversali in quanto si trovano sostenitori dell’una e dell’altra ipotesi sia tra i lavoratori sia tra i datori, a testimonianza di quanto sia articolata la questione.
Il primo dato da sottolineare è che nella classifica europea 2015 dei lavoratori domenicali l’Italia col suo 19,5% si posiziona in fondo alla graduatoria, seguita solo da Belgio e Lituania, mentre al primo posto troviamo la Danimarca che quasi ci doppia col suo 33,9%. I paesi del nord Europa sono da sempre giustamente indicati come quelli nei quali i diritti degli individui sono meglio tutelati, quindi è difficile sostenere che in una nazione evoluta come quella vi sia un terzo della popolazione che rinunci a un qualcosa che possa considerare come un diritto.
Quando si va ad approfondire la natura di quel 19,5% di italiani che si recano a lavoro anche durante il fine settimana, ci si rende conto che la grande maggioranza è impiegata nel settore turistico. Alberghi, ristoranti e bar seguono una regola aurea per quanto riguarda il calendario: quando il giorno è segnato in rosso vuol dire che si lavorerà di più. Sono molte le zone turistiche del nostro Paese che vedono una fetta consistente della propria popolazione trovarsi a lavoro in qualsiasi ora del giorno e della notte durante i giorni festivi o nei periodi che il resto degli italiani dedicano alle ferie estive. Quei lavoratori sono forse da considerarsi privi di diritti? Il mercato ha permesso a questi italiani di trovare sicurezza economica, una professionalità spendibile in ogni parte del mondo e ha incrementato la ricchezza del Paese.
In questa fase, oltre al settore turistico e a quello delle grandi industrie, si chiede maggiore flessibilità anche ai lavoratori per aumentare il livello di competitività e quindi accrescere le possibilità di assunzioni. Dai centri commerciali agli uffici si fa sempre più pressante la richiesta di disponibilità durante le domeniche per incontrare la domanda dei clienti che sempre più vedono ridursi il tempo settimanale per svolgere le commissioni familiari. Un aumento dei tempi di lavoro comporta un incremento dei posti di lavoro e di ore straordinarie che vanno a favore degli impiegati. È la classica situazione nella quale a vincere sono tutti: i lavoratori che possono guadagnare di più, i datori di lavoro che vedono aumentare gli introiti e i cittadini che possono fare la spesa, firmare un contratto o affrontare qualsiasi altra questione senza l’assillo del tempo.