Potrebbero essere arrivate ad una svolta decisiva le indagini sull’omicidio del nigeriano Soumaila Sacko, avvenuto sabato scorso nelle vecchia fabbrica LA FORNACE, nei pressi di Vibo Valentia, quando, assieme a due suoi connazionali, stava estraendo alcune lamiere nella fabbrica ormai in disuso, con l’intenzione di utilizzarle nella costruzione delle baracche nella tendopoli di San Fernando.
Sembrerebbe che a sparare dalla Fiat Panda bianca sia stato Antonio Pontoriero, 42enne di San Calogero, sottoposto nella giornata di giovedì a fermo giudiziario, anticipando l’esito dei risultati dello stub. L’arresto, che è stato eseguito dai carabinieri della compagnia di Tropea, è stato disposto dalla Procura poiché, nel corso delle indagini, si è arrivati all’acquisizione di informazioni che hanno consolidato un “quadro che appariva evidente sin dall’inizio“.
I motivi che avrebbero spinto Antonio Pontoriero, proprietario di un terreno limitrofo all’area della Fornace, ad agire e ad uccidere sarebbero determinati da un desiderio di vendetta contro i continui furti nei confronti di quella che il presunto omicida credeva fossa ancora una sua proprietà.
Ed è stato proprio il pubblico ministero Luca Ciro Lotoro, unitamente ai carabinieri della compagnia di Tropea, a presentarsi personalmente a casa di Pontoriero per l’esecuzione del fermo. Al fine di evitare che Pontoriero potesse divenire un’ombra, hanno provveduto con solerzia all’arresto dell’uomo notificandogli il provvedimento con l’accusa di omicidio e porto e detenzione illecita di arma da fuoco.
Spetterà al giudice convalidare o meno la misura, ma gli investigatori ritengono sia molto difficile che Pontoriero possa essere scarcerato.
Il giovane nigeriano era piuttosto noto in zona perché si prestava fattivamente nella collaborazione, con l’unione sindacale di base, per la tutela e la salvaguardia dei diritti dei braccianti nella piana di Gioia Tauro. Numerose sono state le dimostrazioni di affetto e di solidarietà nei confronti di Sacko; il 2 giugno, a Milano, è stato anche organizzato un corteo, promosso da associazioni, come Naga e Libera per sensibilizzare la società sulle condizioni del braccianti e per contrastare i sempre più diffusi casi di razzismo nel nostro paese.