Non accennano a diminuire gli attentati terroristici che continuano a insanguinare il territorio siriano. Da una parte all’altra delle coalizioni, tra le continue minacce dell’Isis e la Coalizione anti-Isis incaricata di debellare l’area siriana (e non solo) dall’aggressività dello Stato Islamico, il sangue continua a scorrere tra decine di morti e vittime innocenti. L’ultimo attentato in ordine di tempo è avvenuto nella giornata di mercoledì 16 gennaio, con un attentatore kamikaze che si è fatto esplodere nei pressi di un ristorante siriano nella località di Manbij.
L’esplosione ha causato 16 morti, tra cui quattro soldati americani impegnati all’interno della Coalizione anti-Isis. Nata con l’obiettivo di porre fine alla distruzione portata avanti dallo Stato Islamico, la Coalizione, attualmente guidata dagli Stati Uniti (a capo dal 2014), consiste in una campagna militare ad ampio raggio. Fanno parte del gruppo anche forze militari provenienti da altri paesi, tutti uniti per lottare contro la minaccia del Califfato.
Tuttavia, la potenza militare americana, unita ai rinforzi di altri paesi occidentali, non ha impedito l’ennesimo attentato ai danni di civili. Nell’ultimo attentato, infatti, oltre ai soldati americani (nonché milizie locali pro USA, e in particolare miliziani curdo-siriani incaricati di scortare le auto e le pattuglie americane) sono rimasti uccisi innocenti che passavano per caso nelle vicinanze del ristorante colpito. Un video eloquente, riportato da alcune telecamere di sorveglianza e diffuso sia sui social network che da diverse emittenti televisive, mostra il momento esatto dell’esplosione caratterizzata da una grande fiammata in pieno centro cittadino.
L’Isis ha già provveduto a rivendicare l’attentato. Da sottolineare come Manbij, città colpita dall’attacco terroristico, sia collocata in una posizione chiave per il controllo del territorio siriano, trovandosi tra Aleppo e il fiume Eufrate.