Tensione alle stelle in Venezuela dove, nella giornata di ieri, Juan Guaidó, il numero uno dell’Assemblea Nazionale, ha deciso di compiere lo strappo auspicato dalle democrazie occidentali e dai Paesi dell’America Latina, autoproclamandosi Presidente. Lo ha fatto a Caracas, la capitale del Paese, davanti a una folla di persone oceanica, la stessa che da giorni chiede le dimissioni del governo Maduro.
Neanche due settimane fa, Nicolas Maduro ha avviato la procedura di inizio del proprio secondo mandato presidenziale, a seguito delle elezioni tenutesi nel maggio scorso, i cui risultati però non sono mai stati accettati dall’opposizione. Di recente, il Tribunale supremo, controllato dallo stesso regime di Maduro, ha dichiarato illegittimo l’attuale Parlamento.
Trump e gli altri
A poche ore dalla sua autoproclamazione pro tempore a Presidente del Venezuela, Juan Guaidó ha ricevuto il riconoscimento da parte del Presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump, il quale ha aggiunto che tutte le opzioni sono sul tavolo. Di fatto, il numero uno degli USA non nasconde un possibile invio dei militari a Caracas. Oltre che sull’appoggio di Trump, Juan Guaidó può contare su quello del Canada e degli altri Paesi dell’America Latina, fra cui Argentina, Messico, Perù, Paraguay, Costa Rica, Ecuador e Brasile. Quest’ultimo ha sottolineato che non parteciperà però ad un eventuale intervento militare in terra venezuelana.
Maduro non molla
Nicolas Maduro ha arringato la folla presentatasi sotto il balcone del palazzo presidenziale, a seguito di una contro-manifestazione dei simpatizzanti dell’attuale Presidente del Venezuela, utilizzando i termini combattente e agguerrito all’indirizzo del popolo venezuelano. Nel suo discorso, Maduro ha detto che soltanto la gente potrà portarlo via, ordinando ai diplomatici americani di lasciare il Paese entro le prossime 72 ore. Al momento, Nicolas Maduro ha l’appoggio del ministro della Difesa.