Con un sentenza che è destinata a far discutere, la Cassazione ha stabilito di recente che è reato commercializzare i derivati della ‘cannabis light’, ponendo dunque uno stop alla loro vendita in Italia.
Semaforo rosso dalla Cassazione alla cannabis
La vendita o cessione a qualunque titolo dei prodotti che derivano dalla coltivazione della cannabis, vale a dire le foglie, l’olio ma pure la resina e le infiorescenze, non sono consentiti dalla legge e quindi è necessario uno stop alla commercializzazione: è questa la decisione delle Sezioni Unite Penali della Cassazione e che è destinata a far discutere dal momento che riguarda un settore commerciale in forte espansione in Italia negli ultimi anni. Carlo Alberto Zaina, l’avvocato che assiste un commerciante di Ancona che era stato denunciato per la vendita della ‘cannabis light’ e il cui caso era finito proprio davanti alla Suprema Corte, contesta la sentenza spiegando a suo dire che non scioglie alcuni nodi come ad esempio quello dell’efficacia drogante, affermando di attendere la motivazione completa dei giudici per poi poterla commentare.
Conseguenze della sentenza e reazioni della politica
La conseguenza della sentenza della Cassazione è che dunque la ‘cannabis sativa L.’ ottenuta dalla coltivazione dell’omonima varietà non rientra negli ambiti di applicazione della legge n. 242 del 2016 che parlava di coltivazione lecita esclusivamente per uso medico: inoltre il passaggio nella decisione della Suprema Corte in cui si dice “salvo che questi prodotti siano privi di efficacia drogante“ implica pure che da ora saranno gli stessi giudici, caso per caso, a decidere nel merito e valutando se la sostanza in questione rientra nei parametri consentiti dalla legge o meno. Diverse sono state nelle ultime ore le reazioni di diversi esponenti della politica dato che già nei giorni scorsi nell’agenda del dibattito pubblico si era tornati a parlare di droghe leggere: “Sulla Cassazione a proposito della cannabis non sono sorpreso” ha detto il vicepremier Matteo Salvini, in diretta su Rete 4. Commentando la sentenza, il Ministro degli Interni ha espresso comunque preoccupazione per i posti di lavoro che potrebbero essere persi nel momento in cui la decisione di porre uno stop alla vendita inficerà questo settore, auspicando che vi possa essere una riconversione occupazionale di quegli stessi posti.