Il Tribunale del Riesame ha accolto il ricorso di ArcelorMittal, ordinando che l’Altoforno 2 resti acceso. Una decisione accolta con preoccupazione da parte dei sindacati, che sottolineano come sia concreta la possibilità di un nuovo incidente mortale al suo interno, lo stesso che causò il sequestro dell’impianto a partire dal 2015 e che ebbe come vittima un operaio di 35 anni (Alessandro Morricella). Secondo le prime indiscrezioni, la decisione del Tribunale del Riesame va a favorire il dialogo tra la multinazionale franco-indiana e il Governo, finalizzato al rilancio del più grande polo siderurgico in Europa.
Trattativa ArcelorMittal-Governo al punto di svolta: una soluzione entro gennaio
Nel bene o nel male, il futuro dell’ex Ilva di Taranto verrà deciso entro la fine di gennaio. È questa la scadenza limite che il Governo e la multinazionale si sono dati, alla luce della sentenza attesa per il prossimo 7 febbraio, quando il Tribunale di Milano dovrà decidere sullo spegnimento degli impianti. Intanto, i giudice del Tribunale del Riesame di Taranto hanno sottolineato come le nuove conoscenze in campo scientifico consentono di ridurre il rischio di mortalità all’interno dell’Altoforno 2. ArcelorMittal aveva presentato ricorso lo scorso 17 dicembre.
Decisione tribunale Taranto a vantaggio degli operi
La scelta di non chiudere l’Altoforno 2 dell’ex acciaieria Ilva di Taranto va a favore degli operai per i quali l’azienda ArcelorMittal aveva ipotizzato la cassa integrazione. In totale, gli operai interessati dalla misura sono 3.500. Sul fronte sindacati, se da una parte c’è la preoccupazione di un nuovo incidente mortale nell’altoforno 2, dall’altra c’è la fiducia che la multinazionale chiami di nuovo al lavoro più di 2.800 lavoratori che si trovano al momento in cassa integrazione (misura presa dalla multinazionale franco-indiana per scongiurare migliaia di licenziamenti).