Un gruppo di studiosi ha fornito una prima datazione della colossale immagine — visibile soltanto da grandi altezze — di un cervo che, scoperta alcuni anni fa nel bel mezzo del Kazastahn, richiama le celebri figure e linee di Nazca, presenti nel Perù meridionale.
Nel 2007 un internauta, Alexander Shestakov, attraverso un servizio on line di mappe satellitari, individuò la stupefacente sagoma di un cervo sugli Urali, nella zona settentrionale del Kazastahn e in prossimità del Lago Zjuratkul. L’enorme ed enigmatico geoglifo, come hanno attestato le autorità celermente informate da Shestakov, risulta formato dalla disposizione di numerosissime pietre bianche e si estende su una superficie maggiore a due campi da football americano, con il lato maggiore che sfiora i 300 m di lunghezza.
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Il primo studio scientifico condotto sul misterioso e affascinante ritrovamento appartiene agli archeologi Nikolaj Menshenin e Stanislav Grigoriev, che hanno pubblicato il frutto delle loro ricerche in un articolo apparso la scorsa Primavera. Questa estate un’équipe di studiosi e di scienziati, guidata da Grigoriev e Menshenin, ha compiuto una meticolosa ricerca sulla natura e le caratteristiche del sito, fornendo una prima e significativa datazione del geoglifo.
In base a tale accurata indagine scientifica, la colossale figura risalirebbe al periodo preistorico dell’Eneolitico, circa 2.500 a.C., frutto di una civiltà megalitica precedente alla civiltà che produsse in Perù le monumentali linee e figure di Nazca, che mostrano molte somiglianze con il “cervo” scoperto nel Kazastahn, ma che, in verità, risultano, in base alla datazione offerta, più recenti di esso di circa due millenni.