Verità a galla: Wall Street Journal pubblica i verbali " Aiuti alla Grecia, per salvare le Banche!"
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Il piano di aiuti in favore della Grecia serviva, in realtà, a salvare le Banche europee.
È questa la sconcertante verità che emerge dai verbali della riunione del Fondo Monetario Internazionale tenutasi il 9 Maggio del 2010, documenti riservati pubblicati ora dal “Wall Street Journal“. Un piano orchestrato per permettere alle Banche, in particolare tedesche e francesi, di avere il tempo di liberarsi dei titoli pubblici greci e al quale oltre un terzo dei membri del Consiglio Direttivo del Board, all’apparenza sempre compatto, si era opposto: più di quaranta Paesi, tutti extraeuropei, avevano espresso i loro dubbi e la loro contrarietà al progetto, accusato di voler:
“Affossare Atene per consentire agli istituti di credito di tagliare la loro esposizione”.
Un intervento considerato “ad altissimo rischio“, come risulta dai verbali, concepito:
“Per salvare i creditori e non la Grecia“.
Tra i Paesi contrari Canada, Brasile, Argentina, Russia e Australia, che avevano definito il piano “troppo ottimistico” e le previsioni del FMI “sovrastimate“, tanto da ipotizzare subito che le conseguenze negative di quella decisione sarebbero ricadute sui cittadini greci, che avrebbero pagato il conto della crisi con un’alta recessione e un aumento della disoccupazione (schizzata poi al 27% e addirittura al 57% fra gli under 24). Le critiche più dure furono mosse da Pablo Andres Pereira, rappresentante argentino, che propose di mettere sul tavolo un’alternativa a quell’intervento, ritenuto “insostenibile” per la Grecia. Non solo, anche l’allora presidente del Fondo Monetario, il francese Dominique Strauss-Kahn, aveva manifestato, in privato, delle perplessità sulla reale riuscita del piano di salvataggio, le cui proiezioni finanziare erano giudicate “troppo rosee“. Ma i dubbi e le obiezioni vennero respinti, Stati Uniti e Unione Europea votarono compatti a favore del piano di aiuti, che scatenò violente proteste ad Atene a causa dei severissimi criteri da rispettare per la concessione del prestito.
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I risultati del disegno tracciato dal FMI sono, a distanza di anni, piuttosto evidenti: nonostante 230 miliardi di euro di prestiti, la Grecia è ancora in piena crisi, con una contrazione dell’economia pari quasi al 25%, mentre i titoli ellenici nelle banche francesi e tedesche si sono ridotti di circa un quarto già nei mesi successivi alla riunione. Non pochi gli errori commessi dal FMI, in primis l’utilizzo di modelli econometrici imprecisi, che sottostimavano gli effetti dell’austerity. A questi si è aggiunta la mezza ammissione di qualche mese fa, prima quindi della pubblicazione dei verbali della riunione, in cui si affermava che il piano di interventi era stato “calibrato” per concedere il tempo al resto dell’Unione Europea di correre ai ripari e allestire le contromisure necessarie ad evitare che il default di Atene contagiasse l’intera Eurozona. Errori di calcolo, dunque, ma anche previsioni distorte e un eccessivo ottimismo: tre anni e mezzo dopo le Banche risultano fuori pericolo, mentre la Grecia si trova ancora con una corda stretta intorno al collo.