Si tratta di una vera e propria lotta di ideologia, aperta a Roma dallo stesso Renzi che ha puntato il dito contro la minoranza interna del Partito.
In un intervento per il TG2 che ha preceduto la sua partenza per gli Stati Uniti, l’ex rottamatore toscano ha affermato di voler andare avanti nella sua opera e di mantenere le promesse da lui diffuse ad inizio esecutivo. Inoltre, Renzi ha sentenziato che nel Pd ci sono troppe persone che pensano solo a creare confusione e che non vogliono realmente che il Paese cambi, rendendo lui stesso come la foglia di fico del Partito.
Non si è fatta attendere la dura replica dei rappresentanti della fazione minoritaria. L’ex Segretario Pier Luigi Bersani è intervenuto al Tg1 e ha chiesto di essere rispettato pur essendo parte della vecchia guardia, così come vengono rispettati i vari Berlusconi e Verdini. L’obiettivo deve essere un percorso uguale per tutti in ogni aspetto, da quello dei diritti ai licenziamenti. Secondo Bersani, il reintegro non deve essere abolito in quanto presente in tutti i Paesi dell’Unione Europea e il capitale e il lavoro devono proseguire in un costante equilibrio. Anche l’avversario di Renzi alle primarie del Pd, Gianni Cuperlo, ha da ridire sul Premier non accettando una battaglia tra rinnovatori e conservatori.
Per quanto riguarda la questione dell’articolo 18, Renzi ha ricevuto un’apertura da parte della Uil e il benestare di Confindustria. Tuttavia, resta la spaccatura interna al Partito Democratico, con una serie di appuntamenti molto importanti. Si parte oggi con un’assemblea alla quale parteciperanno i Senatori del partito, si proseguirà mercoledì con il provvedimento al Senato e si andrà avanti nei giorni susseguenti con vari dibattiti interni. L’abrogazione della Jobs act voluta dal Premier è a pieno rischio a causa del voto contro di oltre cento deputati del Pd. I seguaci del Presidente del Consiglio vivono una fase di agitazione per le numerose vedute interne al movimento politico. Nel dibattito non manca poi di intervenire il Nuovo Centrodestra che si oppone alle parole di Bersani e afferma che in Europa il reintegro è pressoché inesistente. Nel frattempo, Brunetta parla di crisi se la riforma della Jobs act passerà grazie ai voti provenienti da Forza Italia.