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Somalia: è libero Michael Scott Moore, il reporter sequestrato all’inizio del 2012

“Una gioia indescrivibile”. Con la voce rotta dall’emozione, Marlis Saunders usa queste parole per definire ciò che ha provato nel rivedere il figlio Michael Scott Moore dopo quasi tre anni.

A gennaio del 2012, Moore era stato rapito nella città di Galkayo, in Somalia, una zona in cui si era recato per raccogliere informazioni sulle bande di pirati somali. Il suo obiettivo era quello di comporre e pubblicare un libro-inchiesta, ma la sua determinazione finisce per metterlo in aperto contrasto con alcune bande locali, che lo rapiscono lungo la strada che conduce all’aeroporto di Galkayo.

Per molto tempo, di lui non si hanno notizie, ad eccezione di un video diffuso alcuni mesi dopo il rapimento, in cui i suoi sequestratori chiedono un riscatto di 20 milioni di dollari. Da allora un silenzio quasi assordante, poi nelle scorse ore la notizia che consente a familiari e amici di Moore di tirare un sospiro di sollievo.

Il giornalista tedesco-americano sta bene ed è stato liberato a Mogadiscio, la stessa città in cui un’altra giornalista, Ilaria Alpi, perse purtroppo la vita nel 1994. Secondo il governatore della regione, Ahmed Muse, il giornalista sarebbe stato liberato dopo una lunga e difficile trattativa condotta da alcune importanti figure locali, e che Moore, pur fisicamente provato, risulta comunque in buona salute.

Michael Scott Moore è solo l’ultimo di una serie tragicamente lunga di rapimenti ai danni di reporter stranieri. Negli scorsi anni erano stati sequestrati anche, tra gli altri, due giornalisti francesi, prelevati durante il blitz di un commando armato in un hotel, e la giornalista canadese Amanda Lindhout, anche lei successivamente liberata.

Ancora oggi la situazione sociale e politica continua a essere difficile, con frequenti scontri che vedono coinvolte le numerose fazioni tribali del Paese, alcune delle quali aiutate anche da organizzazioni terroristiche internazionali di matrice islamica.

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