Le rivelazioni che giungono dall’Africa hanno del sorprendente: in territorio sudafricano sono stati rinvenuti resti appartenenti ad una grande metropoli costruita fra il 200 mila ed il 160 mila avanti Cristo.
Tramite le fotografie effettuate dall’alto, si è potuto stabilire che l’area coperta da questa metropoli era di circa 5 mila chilometri quadrati, e a sua volta era compresa all’interno di un’ampia comunità che occupava pressappoco 35 mila chilometri quadrati. I resti lasciano spazio a pochi dubbi: in quell’area era insediata una civiltà sconosciuta, che ha anticipato di migliaia di anni le civiltà finora note e che poi è andata perduta. Lo stesso studioso che ha svolto le ricerche, Michael Tellinger, era scettico all’inizio, ma poi ha definito “impressionanti” tali scoperte, anticipando pure che non saranno ben accette dagli ambienti ufficiali di archeologi e storici.
Nella zona dei ritrovamenti di questa civiltà sono state scoperte, durante gli ultimi 500 anni, miniere d’oro antiche, evidente segno che chi ha vissuto in questa terra ha scavato per molto tempo in cerca, appunto, dell’oro.
“Potremmo trovarci di fronte alla civiltà più antica, la culla del genere umano“- afferma lo stesso Tellinger.
A conferma della sua tesi anche il fatto che non lontano da quest’area, all’incirca 300 chilometri, si trova un porto abbastanza grande per il commercio marittimo necessario a sostenere una popolazione numerosa (stimata grosso modo in 200 mila persone). Le rovine sono per la maggior parte cerchi di pietre sepolti e solo alcuni sono visibili grazie ai venti che hanno spazzato via la sabbia, facendo emergere fondamenta e mura appartenute ad antiche costruzioni, presumibilmente le più antiche mai costruite dall’essere umano.
Storia e archeologia hanno sempre dato per certo che nulla di significativo, per quanto riguarda la storia dell’uomo, sia avvenuto nella parte meridionale dell’Africa, perciò gran parte dei primi esploratori che si trovavano di fronte a queste rovine pensavano si trattasse semplicemente di recinti destinati al bestiame, costruiti da popolazioni ben più recenti. Solamente negli ultimi vent’anni si è compreso che non si tratta di recinti, bensì di templi antichi e osservatori astronomici, costruiti da civiltà al momento sconosciute. Alcune delle mura arrivate fino a noi avevano un altezza di quasi due metri e più di un metro di larghezza. Osservando la metropoli nella sua interezza, ci sono pochi dubbi sul fatto che fosse ben progettata e costruita, di conseguenza la civiltà che vi abitava doveva essere piuttosto evoluta. Alle costruzioni si aggiungono le strade, alcune delle quali lunghe sino a cento miglia, che servivano da collegamento fra la città e i campi destinati all’agricoltura; è stata rilevata una certa somiglianza con gli insediamenti degli Inca in Perù.
A questo punto la domanda sorge quasi naturale: come hanno fatto esseri umani di 200 mila anni fa a realizzare tutto ciò? Una risposta certa non esiste, ma nei testi sacri dei Sumeri si parla di una città di nome Abzu, conosciuta anche come città mineraria per via delle miniere d’oro poco distanti. Questa città, dunque, sembra essere davvero esistita proprio in concomitanza con l’improvvisa, e tuttora misteriosa, evoluzione degli ominidi in homo sapiens. Se aggiungiamo che nei testi sumeri si parla anche di clonazione umana e di vita in altri pianeti, il mistero non può che farsi ancora più fitto.