È approdato ieri nelle sale “Perez.”, pellicola diretta da Edoardo De Angelis (sua pure la sceneggiatura) e che vede come interpreti principali Luca Zingaretti, Simona Tabasco e Marco D’Amore.
Al centro della storia c’è proprio Luca Zingaretti nelle vesti dell’avvocato Demetrio Perez, legale sottovalutato e poco stimato da colleghi e superiori. Tutte le cause meno importanti vengono affidate a lui, che deve occuparsi addirittura di quelle rifiutate dagli avvocati d’ufficio. Le difficoltà non lo abbandonano neppure nella vita privata, dove deve fare i conti con la recente separazione dalla moglie. La sua esistenza viene stravolta da una vicenda torbida nella quale finisce coinvolta sua figlia Tea, interpretata da Simona Tabasco, che frequenta due malviventi poiché è fidanzata con uno di questi, Corvino (il cui volto è quello di Marco D’Amore). Demetrio Perez sarà quindi chiamato a mettersi in gioco come mai aveva fatto prima per salvare la figlia.
Parte preziosa nella riuscita dell’atmosfera cupa del film e dell’animo del protagonista, gioca l’ambientazione; il film è girato nel “Centro Direzionale” di Napoli, i cui edifici grigi e dai risvolti metallici, sotto un cielo del medesimo colore, ben si adattano alla figura di Perez, avvocato dalla vita grigia, senza slanci. Il suo moto interiore è un misto di tristezza e tensione, reso molto bene dallo sguardo a cui Zingaretti affida la comunicazione delle emozioni del suo personaggio. Vive un’esistenza fatta di delusioni alle quali sembra ormai abituato, e finisce per conviverci con una certa rassegnazione. Ciò che Perez non si aspetta è che quella stessa vita che l’ha costretto ad una simile inerzia, lo chiama a reagire, a smuoversi dalla condizione in cui si è venuto a trovare. In ballo c’è la vita di sua figlia e Perez, al contrario di tante altre volte, in questa occasione non può tirarsi indietro, non può rispondere di no.
La Napoli usata da De Angelis per il suo film non è quella calda e soleggiata che ben conosciamo, ma una città grigia, cupa e vissuta per lo più di notte. Per rendere al meglio questa atmosfera scura e pesante il regista, insieme al fotografo Paredes Rubio, ha messo a punto dei dispositivi particolari studiati apposta per il film. Queste sfumature notturne servono anche a descrivere la zona grigia nella quale il protagonista si ritrova, quell’area che spesso separa il crimine dalla legalità e in cui un’azione negativa e contro la legge si rivela in realtà determinante per salvare una vita. Coloro che hanno visto la serie tratta da “Gomorra” potrebbero ritrovare qualcosa di familiare, sia nella storia che nei personaggi, e non soltanto perché D’Amore torna ad indossare i panni del malavitoso camorrista.
Il pregio della storia raccontata da De Angelis è l’ambiguità, resa con la giusta dose di tensione, nella quale lo spettatore si confonde, seguendo le vicissitudini in cui incappa il protagonista.