Oltre al confine libanese lo stato islamico minaccia anche Baghdad, aumentando gli sforzi e concentrando un’offensiva via terra ormai quasi irresistibile. A Kobane, i miliziani anti-Isis resistono, in una lotta senza quartiere che ormai si protrae da giorni, costringendo l’Isis a inviare altre truppe da Raqqa, la sua roccaforte. Kobane, infatti, deve cadere a tutti i costi, in quanto è un obiettivo strategico sia militarmente che propagandisticamente.
Intanto, continua la strategia comunicativa aggressiva del califfato, che dichiara “infedeli meritevoli di morire” i proprietari di Twitter e che, sulla sua rivista on-line “Daquib“, fa sventolare una bandiera nera su San Pietro.
“Crociata fallita”, i jihadisti lo definiscono così l’ultimo decennio di guerre che l’Occidente ha portato nel Medio Oriente, promettendo una vendetta sanguinosa e priva di ogni compassione. Intanto. i vertici del califfato continuano a radunare milizie (secondo alcune fonti oltre 10.000 soldati) attorno a Baghdad, prossimo obiettivo, almeno sulla carta, dell’Isis.
Secondo Martin Dempsey, i miliziani starebbero puntando all’aeroporto della città, che donerebbe loro un notevole vantaggio strategico ed economico. Ecco perché la coalizione anti-Isis ha deciso di aumentare i raid e quindi la pressione sugli obiettivi strategici del califfato, nel tentativo di arginare un’offensiva che avrebbe conseguenze disastrose nella lotta al terrorismo.
A Kobane, intanto, cade la piazza centrale della città, su cui ora sventola la bandiera nera dell’Isis. La Gran Bretagna ha inviato specialisti in Siria per addestrare guerriglieri curdi contro lo stato islamico.
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