Il suo ritrovamento nel 2010 aveva destato notevole scalpore: parliamo di Yuka, un piccolo esemplare di mammut dell’età stimata in 38 mila anni circa.
Il suo corpo, conservatosi incredibilmente bene durante questo lunghissimo arco di tempo, è stato esposto nei giorni scorsi a Mosca. Come detto, il suo ritrovamento risale a quattro anni fa, quando un’equipe di ricercatori trovò il cadavere di un piccolo mammut nella Russia del Nord, in una delle zone più fredde del Pianeta, interamente ricoperte di ghiacci. Gli studi effettuati sul corpo della mammifera sono riusciti a stabilire che al momento della morte aveva un’età compresa fra sei e otto anni. Fin da subito sono state definite eccezionali le condizioni in cui è stata ritrovata, tanto da definirla l’esemplare meglio conservata in assoluto nella storia. Quasi intatti sia la pelliccia che i tessuti molli, e gli scienziati potranno così studiarne il cervello e cercare di decifrare il suo codice genetico.
Non solo: le ferite trovate sul corpo hanno dato una definitiva conferma alla teoria che gli uomini dell’epoca andassero a caccia anche di mammiferi di grandi dimensioni. Difficile, però, stabilire chi sia stato a causarne la morte: di certo cercava di fuggire da un predatore, e non si può escludere che si trattasse di esseri umani.
Tanta la curiosità intorno a questo esemplare, che non appena è stato esposto nel centro di Mosca ha subito attirato l’interesse non soltanto dei media ma anche dei comuni cittadini, accorsi in massa per ammirare il Mammut, girare video e scattare fotografie per immortalare un ritrovamento assolutamente unico e che, proprio per tale ragione, l'”Accademia delle Scienze” russa ha voluto condividere con il pubblico.