Il mondo dello spettacolo piange la scomparsa di uno dei volti che hanno accompagnato il cinema italiano negli ultimi sessant’anni: nella giornata di ieri si è spento, presso l’ospedale Santa Maria di Terni, l’attore Gastone Moschin. A dare per prima l’annuncio attraverso il proprio profilo Facebook è stata la figlia Emanuela che in un breve ma toccante post ha dato l’addio al padre (“Per me eri tutto“): solo oggi si è appreso che l’attore originario di San Giovanni Lupatoto (Verona) era ricoverato già da alcuni giorni presso il reparto di Terapia Intensiva Cardiologica della struttura ospedaliera umbra e che, nel pomeriggio di lunedì, le sue condizioni si sono aggravate improvvisamente a causa di una cardiopatia cronica.
Come era prevedibile, dopo aver appreso la notizia è stato unanime il cordoglio da parte non solo di amici ed ex colleghi, ma anche di tutta una generazione di attori che è nata all’ombra di quello che era ritenuto uno dei giganti della commedia all’italiana. Non è un caso, infatti, che alcune edizioni di quotidiani online abbiano annunciato la morte di Moschin parlando della perdita dell’ultimo degli Amici miei, con chiaro riferimento al capolavoro firmato da Mario Monicelli e Pietro Germi nel 1975 e in cui interpretava la carismatica figura dell’architetto Rambaldo Melandri.
La carriera di Moschin però non è legata solo al genere più in vista dell’epoca d’oro del cinema italiano dato che, oltre all’esordio con La rivale (1955) e all’interpretazione in Audace colpo dei soliti ignoti (1959), guadagnerà consensi soprattutto con Gli anni ruggenti (1962): al suo attivo anche una comparsata ne Il Padrino – Parte II (1974) di Francis Ford Coppola. Notevole anche il numero di fiction televisive a cui ha partecipato, tra le quali si ricordano le recenti L’avvocato delle donne e Don Matteo.