Il vertice Ue in corso a Bruxelles era imperniato sul problema dei migranti, e si è chiuso con un compromesso che è stato trovato nella notte. Ma più che ad un dialogo tra stati con opinioni differenti sulla risoluzione del problema, si è assistito ad una vera e propria litigata, che in alcuni tratti è arrivata anche ad un piano istituzionale.
Il piano europeo doveva fare chiarezza sulla “ripartizione” tra tutti i 28 paesi che fanno parte dell’Unione Europea di 40 mila migranti che sono sbarcati sulle coste italiane e greche, e di altri 20 mila che si trovano attualmente nei campi per rifugiati dell’Unhcr dislocati sui territori africani.
La discussione è stata animata, con i paesi orientali che si sono opposti, in blocco, al pacchetto che era stato presentato dai paesi occidentali, con Renzi, Angela Merkel ed Hollande in primo piano nel sostegno. Un pacchetto che nelle intenzioni dei proponenti doveva contribuire anche alla crescita dell’Unione Europea dal punto di vista della solidarietà.
Nel blocco dell’Est si sono messi particolarmente in vista sia la Polonia, che la Repubblica Ceca e la Lettonia. Ad un certo punto lo scontro è divenuto anche di carattere “istituzionale”, quando il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, polacco, abbandonando la consueta posizione di neutralità che richiede la sua carica, si è schierato apertamente sulle posizioni del blocco dell’Est.
Matteo Renzi nel suo intervento è stato molto pacato, ma le sue parole sono state durissime. Il premier italiano ha detto
“Solidarietà o perdiamo tempo. Se non siete d’accordo sui 40 mila da accogliere non siete degni di chiamarvi Europa”.
Anche la Merkel ed Hollande si sono dimostrati furiosi riguardo alla posizione dei paesi dell’Est, contrari a forme obbligatorie, anche del tipo implicito, come si era cercato di inserire nel documento di compromesso.
Alla fine, dopo varie sospensioni ed una bozza alternativa di Tusk che Renzi, Merkel ed Hollande respingono in toto, definendola “inaccettabile”, si arriva al compromesso, che come ammette in seguito il premier italiano, è solo un primo passo, in quanto si poteva fare “molto di più”.
Il via libera definitivo all’accordo arriverà il 9 luglio e si spera che il meccanismo possa diventare operativo subito dopo la fine dell’estate.