Era il 2007 quando, nella casa di una famiglia di Alessandria, venne recapitata una lettera di Equitalia che sollecitava il pagamento di un cellulare acquistato in un centro commerciale diversi mesi prima.
Questa storia potrebbe essere definita come “classica”: un cliente effettua l’acquisto con pagamento posticipato ma ritarda nell’effettuare il versamento della somma dovuta.
La storia, che vede protagonista questa famiglia, ha però dell’incredibile, visto che, secondo Equitalia, ad aver acquistato il telefono sarebbe stato il piccolo Francesco, che avrebbe comprato il cellulare quando aveva due anni.
La madre del piccino, vedendo il nome del figlio sulla cartella di Equitalia, ha intuito che si trattava di un malinteso e probabilmente di un caso di omonimia ed ha sempre pensato di poter risolvere la situazione in tempi brevissimi.
Purtroppo per lei però, la situazione è stata ben diversa: malgrado la donna abbia dimostrato che il figlio non effettuò l’acquisto del telefono, il labirinto burocratico non ha fatto altro che rallentare le procedure per risolvere il problema.
La famiglia del piccolo Francesco, ancora oggi, si ritrova con questo debito che, per quanto possa essere basso come importo in quanto la somma da pagare è di circa centosessanta euro, non verrà saldato.
Questo per un semplice motivo: la famiglia ha sostenuto che pagare vorrebbe dire dimostrare che il piccolo Francesco ha effettuato l’acquisto del telefono, cosa assolutamente non veritiera.
La famiglia, malgrado gli appelli effettuati ad Equitalia ed alla compagnia telefonica, non ha risolto la situazione ed anche la pista dell’omonimia sembra difficile da percorrere, visto che non vi sono prove reali che confermino che si sia trattato di un semplice e banale errore.
La famiglia di Francesco deve risolvere tale situazione entro otto anni: questo perché il piccino, quando diverrà maggiorenne, sarà inserito, dalle banche, nella lista dei cattivi pagatori proprio a causa di questo presunto debito acceso dal bimbo che all’epoca aveva solo due anni.