Proprio il 18 aprile 2016, giorno in cui si è venuti a conoscenza del mancato raggiungimento del quorum per il referendum sulle trivellazioni in mare, la tematica della protezione dell’ambiente e del mare è tornata a farsi spazio sulle pagine di cronaca.
Durante la mattinata di ieri, nella città di Genova, si è rotto un condotto dell’oleodotto: il contenuto è finito nei torrenti Fegino e Valpolcevera, nonché in mare.
I vigili del fuoco si sono messi subito a lavoro, per evitare che eventuali danni potessero colpire il litorale costiero: nel corso della giornata sono state create delle barriere che hanno bloccato il corso dell’acqua ed evitato che, il greggio, potesse espandersi e inquinare la zona.
Diverse ditte private, specializzate nella bonifica dell’acqua, sono intervenute immediatamente per porre rimedio alla situazione: oltre cinquanta metri cubi d’acqua sono stati caricati sulle autobotti, in quanto contaminati dal petrolio.
Seppur sia stato effettuato un grande lavoro, proseguito anche in mattinata, non tutti sembrano essere soddisfatti e sicuri del fatto che, le suddette operazioni, siano state sufficienti a porre rimedio alla situazione.
In particolar modo, il direttore marittimo della Liguria Giovanni Pettorino, ha chiesto esplicitamente alla Iplom, ovvero alla società proprietaria dell’oleodotto, di ripulire il mare e le acque dei torrenti in maniera assai rapida; questo per evitare che, il mare, possa aver ricevuto anche una piccola parte di greggio, che potrebbe comportare un aumento dell’inquinamento delle acque.
Sul sito ufficiale della ditta, ovvero della Iplom, viene spiegata quale risulta essere la causa di tale incidente: secondo alcuni controlli, ad essersi rotta sarebbe stata una valvola dell’oleodotto, che ha fatto in modo che, il petrolio, fuoriuscisse dalle tubature.
Sempre sulla pagina della compagnia viene spiegato che, gli addetti, faranno il possibile affinché vengano adottate tutte le misure di sicurezza utili per evitare che, il mare, possa subire dei danni ambientali irreparabili.