Il primo a lanciare l’allarme in merito ai saccheggi effettuati dal Califfo Ibrahim in Iraq è stato l’ambasciatore francese Philippe Lalliot, secondo il quale le diverse opere di grande valore storico e culturale custodite nei siti archeologici del Paese, verrebbero smantellate e rivendute a basso prezzo perché rappresenterebbero “dialoghi fra mondi diversi” tra loro che, per l’Isis, non possono aver ragione di esistere. L’accusa è stata lanciata da Lalliot nel corso di un convegno sulla cultura in Medio Oriente, che si sta tenendo in questi giorni a Parigi.
La situazione, per quanto curiosa, rappresenta un problema molto grave, tanto che il capo del Museo di Baghdad, Qais Hussein Rasheed, è ormai convinto dell’esistenza di rapporti molto stretti tra la mafia internazionale e i jihadisti appartenenti all’Isis. Sarebbero proprio dei rappresentanti della mafia, in qualità di esperti, a valutare le opere saccheggiate dai miliziani, portandole successivamente sui mercati internazionali per rivenderle a prezzo ridotto.
Secondo quanto emerso nelle ultime ore in base ai controlli effettuati i pezzi più pregiati sono stati sottratti al Gran Palazzo di Kalhu, ex proprietà di un Re babilonese; tra gli oggetti di grandissimo valore trafugati rientrerebbero gemme e gioielli, oltre a numerosi manufatti in oro.
Oltre a rappresentare una minaccia a causa dell’uccisione di innocenti in tutto il mondo, l’Isis rischia di diventare anche un pericolo per quanto riguarda la diffusione della cultura. L’intervento delle forze presiedute dal Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, per liberare il Medio Oriente da questa minaccia, diventa di ora in ora più urgente.