E’ in ginocchio la regione del Kashmir, nel Nord dell’India, dove i monti della zona himalayana sono stati travolti da una serie di inondazioni che hanno provocato frane e smottamenti, con gravissime conseguenze sulla popolazione locale. Attualmente il bilancio parla di 18 persone rimaste uccise, ma il numero delle vittime sembra destinato a crescere, visto che i soccorritori stanno ancora scavando sotto l’immensa colata di fango che ha travolto moltissimi villaggi della zona.
Le ricerche dei cadaveri e di eventuali feriti ancora intrappolati sotto le macerie stanno proseguendo ormai senza sosta dallo scorso weekend: nell’ultimo fine settimana, infatti, sono iniziate le inondazioni, e solo nelle ultime ore, la pioggia ha dato una tregua alla popolazione. Col passare delle ore, purtroppo, si riducono sempre più le speranze di trovare persone intrappolate ma ancora vive.
Nella mattinata di mercoledì altri sei corpi senza vita sono stati individuati sotto una frana verificatasi in un villaggio nella zona di Bugdam, il distretto che in maniera più massiccia ha pagato dazio al terribile maltempo degli ultimi giorni. I media locali, come spesso avviene in occasione di tragedie di questo tipo, hanno di nuovo puntato il dito sul bassissimo livello di sicurezza delle zone rurali. Nello specifico, i soccorsi sono stati resi più difficili, soprattutto nelle giornate di domenica e lunedì, dal perdurare del maltempo che ha reso impervie e fangose le zone necessarie degli interventi più tempestivi.
Già nello scorso mese di settembre, l’India aveva pianto oltre 250 morti a causa delle alluvioni, e anche se la pioggia ha cessato di cadere ormai da circa ventiquattro ore, la grande preoccupazione nella zona riguarda ora la piena del fiume Jehlum, ormai da giorni oltre i livelli di sicurezza e che, se gli argini dovessero disgraziatamente rompersi e il fiume straripare, potrebbe causare una nuova tragedia: la forze speciali indiane stanno lavorando per evacuare il più possibile le zone che costeggiano il fiume.