Alzhaimer patologia trasmissibile?
Il disturbo dell’Alzhaimer è stato accuratamente analizzato nel corso degli ultimi anni, e molte sono state le scoperte realizzate su questa patologia.
Ora una, e assolutamente sorprendente, potrebbe arrivare dall’Inghilterra : uno studio britannico, infatti,avanzerebbe l’ipotesi di un malattia passibile di trasmissione.
Questo sarebbe possibile attraverso diversi canali, ad esempio le trasfusioni di sangue.
A rivelarlo è stato un gruppo di scienziati inglesi, i quali hanno deciso di pubblicare le loro considerazioni sulla rivista “Nature” , pubblicando i risultati di una ricerca che apre, inevitabilmente, un acceso dibattito in ambito accademico.
Come è avvenuta la scoperta.
Tale sorprendente scenario è frutto di una ricerca compiuta dai grazie medici della University College London, che hanno effettuato una serie di test su alcune persone decedute , affette dal morbo di Creutzfeldt-Jakob.
La ricerca ha portato gli esperti a riscontrare la presenza della patologia beta-amiloide nella materia grigia e nelle pareti dei vasi sanguigni dei soggetti deceduti, tutti, in precedenza, curati con con ormone della crescita umano contaminato da prioni.
Da questo riscontro, l’ipotesi della possibilità di una trasmissione della patologia da soggetti malati a elementi sani.
Un allarme non grave.
A commentare la scoperta scientifica inglese sono stati alcune esperti italiani, ovvero il professore e neurologo Giancarlo Comi ed il suo collegaAlberto Albanese.
Comi, che è direttore del dipartimento neurologico dell’Irccs San Raffaele di Milano, ha predicato la necessaria cautela, sottolineando come si tratti di studi che devono essere ancora approfonditi, in quanto si tratta solamente di un primo controllo.
Secondo il neurologo infatti, gli ormoni della crescita potrebbero non essere la causa dello sviluppo dell’alzhaimer in quei pazienti, ma la causa potrebbe essere tutt’altra. Comi parla di una ricerca
“Interessante che apre un punto di vista diverso e non del tutto sorprendente, ma da prendere con estrema cautela”, ritenendo che occorrano ulteriori studi , tali da produrre eventualmente “ulteriori conferme”
Albanese, invece, appare decisamente più possibilista ed aperto ad un ipotesi che avrebbe un carattere assolutamente rivoluzionario, nell’approccio alla malattia. Per il responsabile dell’Irccs dell’Humanitas di Rozzano, infatti, la conclusione dei colleghi anglosassoni non sarebbe del tutto sorprendente:
“Una scoperta che non è del tutto inattesa, e soprattutto non deve suscitare allarme: costituisce invece un passo in avanti nella conoscenza e nella lotta a questa malattia degenerativa”.
Non sorprendente, a suo avviso, perchè era già stato ampiamente dimostrata la possibilità di trasmissioni di proteine alterate, come spiega accuratamente:
“Sia l’Alzheimer che il Parkinson rappresentano malattie da accumulo di proteine mal ripiegate, che il tessuto cerebrale non può smaltire. Era già noto da uno studio precedente che i pazienti con il Parkinson che avevano ricevuto un trapianto di cellule fetali sane, e chiaramente giovanissime, hanno trasmesso a queste ultime la proteina mal ripiegata. Insomma, le proteine alterate in queste malattie possiedono meccanismi simili a quelli dei prioni: gli accumuli proteici possono diffondersi da un organismo all’altro”
In attesa di conferme maggiori, comunque, un ulteriore passo verso la gestione di una delle malattie imperanti nei prossimi anni.