Il premier australiano Tony Abbott ha annunciato il successo di un’operazione di polizia che aveva come scopo quello di sventare un piano ordito dall’Isis ai danni di cittadini australiani.
Dalle informazioni rese note, sarebbe stato un membro dell’Isis residente in Australia ad organizzare una decapitazione di civili australiani; questo per emulare quanto avvenuto già nei giorni scorsi nei confronti di cittadini americani ed inglesi.
Per sventare il piano è stato necessario l’impiego massiccio delle forze di polizia, con oltre 800 agenti impegnati nei raid nelle cittadine di Sydney e di Brisbane; l’operazione, sempre in base alle parole di Abbott, sarebbe terminata solo poche ore prima che il piano potesse colpire.
Sono stati arrestati 15 sospetti membri dell’Isis; uno di essi è già stato incriminato per crimini molto gravi, tutti riconducibili ad atti di terrorismo. Sarebbero ancora latitanti, invece, altri 10 sospetti, visto che il numero di mandati totali era di 25.
Le decapitazioni sarebbero servite a seminare ancora di più il terrore in Australia; le uccisioni sarebbero state una dimostrazione di forza dell’Isis per indicare al mondo che nessun posto può essere considerato sicuro.
Abbott ha anche voluto dichiarare che l’Isis colpisce non perché odia le politiche o le azioni dei governi dei vari Paesi, ma solamente per “ciò che siamo e come viviamo”. È questo a rendere qualsiasi Paese occidentale o, comunque, lontano dall’Islam, un obiettivo.
Per tale motivo, sempre il premier ha chiesto aiuto alle forze di sicurezza per continuare la lotta ai terroristi, in qualunque parte del mondo si trovino; una posizione che ricalca perfettamente quella manifestata dal Presidente degli Stati Uniti Barack Obama solamente pochi giorni fa.
Camberra, infatti, è entrata a far parte dello schieramento, che comprende più di 40 Paesi, disposto a cooperare per debellare al più presto la minaccia rappresentata dall’Isis.
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