Gli episodi di “Jeeg Robot d’Acciaio” e di “Goldrake” vengono trasmessi ancora oggi su qualche Tv locale, riuscendo ad ottenere buoni indici di ascolto. Questo nonostante siano ormai trascorsi 40 anni dalla nascita di due tra le “anime” più amate da diverse generazioni di appassionati.
Jeeg Robot d’Acciaio, infatti, ha fatto il suo esordio il 5 Ottobre 1975 in terra giapponese, venendo trasmessa nel nostro Paese quatto anni dopo e divenendo un successo di proporzioni enormi.
La storia inizia dalla scoperta, da parte del professor Shiba, di una campana appartenuta ad un popolo antico, quello Yamatai, ora ibernato all’interno della roccia e in attesa che i rintocchi della stessa campana lo portino alla liberazione. Shiba, scoperta la storia, prende la decisione di miniaturizzare la campana e di nasconderla nel petto del figlio Hiroshi. Quando i guerrieri Haniwa riescono a liberarsi e a ferire Shiba, quest’ultimo rileva ad Hiroshi un segreto; il figlio, infatti, ha la possibilità di trasformarsi in robot per difendere l’umanità dai mostri Haniwa.
Curiosamente, ad esordire sugli schermi nipponici lo stesso giorno è stato anche un altro robot destinato ad entrare velocemente nel mito, ossia Goldrake. A quest’ultimo spetta il primato di essere la prima serie “mecha” del Giappone ad arrivare in Italia, dove il suo nome venne cambiato in “Atlas UFO Robot“. È il principe Duke Fleed il protagonista della storia.
Inizialmente, gli spettatori lo vedono fuggire dal suo Pianeta all’interno di un robot da battaglia, ossia Goldrake. Una volta giunto sulla Terra, ferito e in procinto di morire, viene curato e allevato dal dottor Procton, che opera nell’Istituto di ricerche spaziali nel ruolo di direttore. Il professore decide di nascondere il giovane sotto le spoglie di Actarus, indicandolo a tutti come suo figlio. Oltre al ragazzo, nell’istituto viene conservato il robot Goldrake, completo del suo disco spaziale.
Appena sbarcati in Italia, entrambi i cartoni animati vennero accolti con un certo scetticismo dalla critica, che vedeva in loro una dose eccessiva di violenza, reputandoli poco educativi. Il pubblico, invece, li osservò subito con entusiasmo; si trattava di storie piene di azione e di battaglie, ricche di colori e nelle quali, alla fine, a trionfare era sempre il bene.
Il successo ottenuto permise ad altre anime giapponesi di sbarcare nel nostro Paese anche se, solo in poche occasioni, il livello qualitativo (sia in termini di disegni che di trama), raggiunse quello di Jeeg Robot d’acciaio e di Goldrake.
Non a caso, dopo quarant’anni, ancora oggi legioni di appassionati acquistano DVD e modellini dedicati ai due eroi.