Nuovi particolari inquietanti emergono dalle indagini relative alla tragedia di Cardito, dove in data 27 gennaio si è consumato l’omicidio del piccolo Giuseppe causato dalle percosse inferte dal compagno della madre, Tony Essoubti Badre.
“Prima di picchiare i bambini ho fumato molti spinelli“,
è questa l’ultima confessione di Tony Badre, compagno della madre del piccolo Giuseppe, morto in seguito alle botte e alle violenze del 24enne. Confessione che si unisce agli altri dettagli già emersi dalle indagini e dagli interrogatori della Polizia, dopo il fermo e l’arresto avvenuto il giorno dopo l’omicidio. Il quadro che emerge dallo studio del caso, e che continua ad arricchirsi di particolari macabri, è inquietante. Non soltanto Giuseppe sarebbe stato massacrato (insieme alla sorellina, ancora in vita) per motivi futili, ma anche in virtù del fatto che Badre era sotto l’effetto di stupefacenti.
Il killer ha poi proseguito nella testimonianza rilasciata agli agenti riferendo che ha fumato “come faccio ogni giorno”, prima di perdere completamente la testa. Ma non è tutto. Scavando in profondità, la polizia sta scoprendo lentamente che dietro un efferato episodio di violenza inaudita come quello avvenuto gli scorsi giorni ci sia in realtà una lunga fila di maltrattamenti prolungati nel corso del tempo.
Pesanti conseguenze in arrivo non soltanto per Badre, reo di aver compiuto l’omicidio e di aver colpito anche la sorellina di Giuseppe. Alla madre dei bambini, Valentina, sarebbe stato tolto l’affido sia della bimba che di un’altra figlia più piccola, avute entrambe da relazioni precedenti a quella instaurata con l’italiano di origini tunisine.
Badre ha inoltre rivelato che, prima delle percosse, la stessa Valentina abbia tentato più volte di dissuaderlo dal picchiare i bambini, il che poteva risultare un’attenuante nei confronti della donna (dal punto di vista della possibilità di tenere con sé i figli), ma ciò sembra non sia bastato al giudice per decidere di toglierle la potestà genitoriale. La figlia più piccola è stata ospitata in un istituto apposito, mentre la sorellina, ancora in ospedale, potrà raggiungerla una volta dimessa dall’ospedale presso il quale è in cura. Nel frattempo, le indagini proseguiranno senza sosta per approfondire ulteriormente il caso.