A Cesare Battisti non è stata concessa la commutazione dell’ergastolo in trent’anni di detenzione in carcere. È questa la decisione della Cassazione che ha dichiarato inammissibile in ricorso proposto dall’ex terrorista, in seguito all’ordinanza emanata dalla Corte d’assise di appello di Milano.
La decisione della sezione penale della Corte di Cassazione ha cancellato ogni dubbio. In Camera di Consiglio è stato dichiarato inammissibile il ricorso di Battisti in seguito all’ordinanza della Corte d’Appello di Milano emessa il 17 maggio scorso. Le motivazioni saranno pubblicate in seguito. La decisione della Corte di Cassazione è stata assunta il 19 novembre.
Nel ricorso vi erano contestazioni circa il mancato rispetto di accordi tra Autorità italiane e Brasiliane, in vista dell’estradizione del Brasile. Questa, non essendo più avvenuta, non si è ritenuta più valida, poiché Battisti è stato espulso in seguito dalla Bolivia, dopo un certo periodo di latitanza. Per questo motivo la Corte di Cassazione ha ritenuto valida la decisione della Corte d’assise d’appello di Milano, confermandone tutte le richieste contenute nell’ordinanza.
Cesare Battisti, attivista politico durante gli anni di piombo, è stato membro del gruppo Proletari Armati per il Comunismo. Evade nel 1981 dal carcere di Frosinone, dopo una condanna in primo grado per banda armata. Successivamente è stato condannato in contumacia all’ergastolo, in seguito a sentenze passate in giudicato, per quattro omicidi. Riceve asilo fuori dall’Italia come rifugiato politico. Passa i suoi anni tra il Messico e la Francia, beneficiando della dottrina Mitterrand. Nel 2004 è costretto a spostarsi in Brasile fino al 2018. Viene arrestato nel 2007 e fino al 2011 è stato detenuto nel carcere di Brasilia. Nel 2019 ammette le sue responsabilità nei fatti contestati dalle autorità italiane.