Cina, “attacco sonoro” contro un diplomatico USA: non è il primo caso contro funzionari americani
Un “attacco sonoro” contro un funzionario USA
Il caso è diventato di dominio pubblico solamente negli ultimi giorni grazie ad alcuni quotidiani a stelle e strisce, tra cui il Washington Post, ma risalirebbe a un po’ di tempo fa: un funzionario del Governo degli Stati Uniti di stanza a Guangzhou, città ubicata nel sud della Cina, è stato vittima per un periodo che andrebbe da fine 2017 ad aprile 2018 di una serie di “attacchi sonori” che hanno avuto come conseguenza quella di causargli una lesione traumatica, seppure lieve, a livello cerebrale: stando a quanto si apprende, il suddetto funzionario avrebbe avvertito sempre più spesso sensazioni di suono anomale e, in base al suo racconto, “pressioni sottili e vaghe” all’udito. Anche per questo motivo è stato deciso il suo rientro in patria per ulteriori accertamenti medici e soprattutto per capire come possa essere stato perpetrato questo “attacco sonoro” che non è un inedito ai danni di diplomatici USA ma rimane ancora avvolto dai contorni del mistero.
Il precedente a Cuba del 2016
Al momento, comunque, il Dipartimento di Stato americano ha negato che in Cina vi siano stati altri “attacchi sonori” nei confronti di altri cittadini statunitensi, ma ha deciso comunque di correre ai ripari e, in base alla testimonianza del funzionario di Guangzhou, sta organizzando dei corsi col resto del personale diplomatico nel Paese asiatico per spiegare loro cosa è accaduto e provare, nel caso, a difendersi. L’aspetto più misterioso dell’intera vicenda è comunque che ricorda molto da vicino quanto accaduto a Cuba nemmeno due anni or sono quando, dei diplomatici statunitensi furono vittime di un attacco dai contorni molto simili: le vittime, in quel caso, avevano lamentato disturbi frequenti all’udito (in alcuni casi la perdita totale), vertigini e mal di testa, tanto che lo stesso Dipartimento di Stato aveva disposto che lasciassero immediatamente gli uffici diplomatici dell’isola caraibica, sospettando un atto di sabotaggio o spionaggio realizzato con un dispositivo collocato nei pressi dell’ambasciata.