L’aumento della popolazione in Cina ha innescato un bisogno sempre crescente di cibo e anche di olio per la cucina. Non riuscendo a gestire la richiesta e la produzione accelerata e in repentina crescita dell’olio da cucina, si è quindi cominciato a riciclare i resti ricavati da fogne e altre fonti poco igieniche e salutari all’interno dello stato.
Il meccanismo è quello di ricavare quanti più resti possibili di olio alimentare dalle fogne, dai vari filtri delle cucine ad esempio dei ristoranti e dagli allevamenti animali. Il tutto viene poi fatto bollire in modo da scomporre una parte più liquida destinata al consumo umano, mentre il restante composto solido viene utilizzato per nutrire gli animali all’interno degli allevamenti.
La parte più liquida da cui si può trarre nuovo olio viene poi trasferita nelle raffinerie che la lavorano fino a trarne del nuovo olio rigenerato da reimmettere sul mercato.
Dato il giro di affari, sempre più ristoranti e allevamenti, nonché tantissime altre attività, hanno cominciato a vendere i propri resti di olio per incrementare tali meccanismi.
Nonostante tali varianti di oli rigenerati siano vietate dalla legge, la minaccia di subire una pena detentiva come l’ergastolo non ha fermato i commercianti del cosiddetto “olio di fogna”. Sempre più, infatti, sono i ristoranti, i chioschi dello street food e le mense che utilizzano tale olio.
I rischi per la salute sono reali, si parla infatti di diverse componenti nocive e tossine molto dannose per l’organismo. Nonostante tali dati, però, dalle ultime notizie pare che oltre una cucina su dieci utilizzi regolarmente tale prodotto di scarto invece dell’olio alimentare puro.
Si prevede poi un giro di affari sempre crescente, anche perchè la popolazione continua ad aumentare e lo stato cinese non sta progettando o mettendo in esecuzione nessun provvedimento per ampliare ed aumentare notevolmente i volumi di produzione di olio di semi naturale.