STOP ALLE TRATTATIVE – Secondo quanto si legge dal comunicato emesso da Juan Manuel Santos, Presidente della Repubblica della Colombia rieletto nel giugno 2014, il sequestro del generale dell’esercito Ruben Dario Alzate -a capo di un’unità speciale di soldati impegnati nella lotta alle formazioni guerrigliere marxiste- è stato un atto inaspettato e che potrebbe minare alla base la tregua raggiunta a seguito dell’ultima tornata elettorale.
Il Capo dello Stato ha prontamente bollato come “inaccettabile” l’accaduto e, per rispondere all’azione delle Farc (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia), ha immediatamente interrotto i colloqui di pace avviati con fatica dal Governo negli ultimi due anni. A seguito della riunione straordinaria, avvenuta nella capitale Bogotà assieme ai propri vertici militari, Santos ha annullato la missione diplomatica che era in programma a L’Avana (Cuba), tra le forze ribelli e i negoziatori dell’esecutivo.
ATTO SENZA PRECEDENTI –
“Esigiamo che i rapitori lo liberino al più presto, sano e salvo”,
ha scritto sul proprio profilo Twitter il primo ministro, riferendosi al generale, sottolineando anche come tutti i sospetti, fino ad ora, si concentrino su alcuni esponenti delle Farc: un quarto soldato, infatti, è riuscito a sfuggire al blitz delle forze rivoluzionare, dichiarando che i responsabili appartenevano al 34esimo Fronte delle Farc.
“Finchè non saranno chiarite le circostanze del rapimento, riteniamo interrotto qualsiasi colloquio”,
ha chiosato il premier colombiano. Dalle prime notizie disponibili si apprende che Alzate è stato rapito, assieme ad altre due persone, nel corso della giornata di domenica: l’uomo si trovava, in abiti civili, a Las Mercedes, villaggio nella regione del Choco che è sita nella zona occidentale del Paese.
L’eccezionalità del fatto è stata rimarcata anche da gran parte della stampa locale che ricorda come non ci siano precedenti, nella cinquantennale storia delle tensioni tra il Governo e le Farc, di sequestri di alti esponenti dell’esercito.