L’americano – che avrebbe dovuto tenere un discorso in occasione del Korean Council for Reconciliation and Cooperation – è stato ferito al volto e al polso, e si pensa che l’aggressore fosse armato di un coltello estremamente affilato. Le condizioni di Mark Lippert, in ogni caso, non destano preoccupazioni.
Come confermano alcune testate locali, l’identità dell’aggressore è già stata confermata: si tratta di Kim Ki-jong, cinquantacinque anni, lo stesso individuo che cinque anni fa lanciò una pietra contro l’ambasciatore giapponese. In quell’’ccasione Kim fu condannato a due anni di detenzione.
L’aggressione sembra essere stata causata dal protrarsi delle esercitazioni militari combinate tra Stati Uniti e Corea del Sud, una serie di esercitazioni fortemente avversata da Kim e da tutti coloro che si dichiarano favorevoli all’unificazione.
Le stesse esercitazioni, inoltre, hanno suscitato una reazione veemente da parte della Corea del Nord: pochi giorni fa, infatti, i vertici militari di Pyongyang hanno espresso il loro disappunto lanciando due missili a corto raggio dalla costa orientale della penisola.
A turbare la serenità delle relazioni tra Stati Uniti e Corea del Sud sono intervenute anche le recenti dichiarazioni di Wendy Sherman, sottosegretario di stato per gli affari politici; pochi giorni fa la politica statunitense si è scagliata con asprezza contro Cina e Corea del Sud, affermando che le due nazioni starebbero promuovendo un sentimento di ostilità verso il Giappone.
Anche per questi motivi, il governo degli Stati Uniti ha già provveduto a rafforzare le misure di sicurezza a difesa di ambasciate, consolati e agenti diplomatici, in modo da scongiurare ulteriori attacchi o aggressioni armate di diverso genere.
La presidente sudcoreana, Park Geun-hye, ha definito l’aggressione “un attacco all’alleanza tra Stati Uniti e Corea del Sud”. Anche Barack Obama ha fermamente condannato l’episodio, e in mattinata ha telefonato all’ambasciatore per sincerarsi delle sue condizioni fisiche.
