Si cerca il bandolo della matassa e intanto il corpo di Elena Ceste resta nelle mani degli inquirenti, mentre i suoi cari attendono di poter celebrare la sua memoria con un funerale in forma privata. L’attesa durerà un mese perchè la donna non è morta nel canale in cui è stata ritrovata lo scorso 18 ottobre; lo dicono i medici legali mentre le analisi sui poveri resti vanno avanti minuziosamente. L’ipotesi del suicidio o dell’allontanamento volontario è quindi sempre più lontana.
Di grande rilievo sono le novità emerse dalle indagini in questi ultimi giorni: a quanto pare sarebbero state ricostruite numerose parti del corpo della vittima, operazione indispensabile per stabilire le cause del decesso. Un frammento di fegato è stato inviato in laboratorio dal nucleo dei carabinieri della Scientifica e attraverso questo reperto sarà possibile sapere cosa ha ingerito Elena nelle ore immediatamente precedenti il decesso, e se la donna sia morta per annegamento.
Intanto, i genitori di Elena hanno raccontato alla polizia di una domenica di novembre in cui Elena stessa avrebbe confessato loro di attraversare una crisi matrimoniale con Michele. I famigliari, inoltre, ribadiscono che Elena non era depressa e non assumeva psicofarmaci, notizia avvallata dal medico di famiglia, Mario Gozzellino, uno degli ultimi a parlare con la donna.
Michele Buoninconti, marito di Elena e vigile del fuoco, è ad oggi il solo indagato per l’omicidio e l’occultamento del cadavere della moglie. Si ipotizza che l’uomo abbia nascosto in tutta fretta il corpo sotto arbusti, zolle di fango e rami, al momento repertati e sotto analisi dei RIS, per poi inscenare la farsa del marito disperato e tradito.
Ma questa volta spunterebbe un vero amico-amante, si chiama Antonio R., un meccanico di Settimo Torinese; Elena avrebbe conosciuto l’uomo su Facebook e poi lo avrebbe incontrato di nascosto durante l’autunno precedente, nelle ore in cui Michele era fuori casa per lavoro.
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