Datagate: è solo l'inizio! file 007 operazioni con alleati. Benvenuti nell'era del controllo globale!
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Questo del datagate, è uno scandalo che ha tutta l’aria di essere solo la punta dell’iceberg e, se dovesse emergere nella sua totalità, rischia di diventare una cicatrice indelebile sulla pelle della diplomazia mondiale.
L’ultimo atto è un articolo del Washington Post in cui si dice che gli Americani avrebbero avvertito alcuni servizi segreti di altri Paesi che nei file di Snowden si celerebbero le prove delle avvenute operazioni condotte dagli 007 U.S.A. contro paesi come Cina, Russia e Iran. Nelle attività spionistiche sarebbero coinvolte Nazioni (anche europee) ufficialmente non ostili ai paesi sopracitati. Come quando si stanno vedendo i migliori film del genere, sorge spontanea la domanda:
“Chi è il nemico di chi?”.
Arduo rispondere, soprattutto, se si pensa che Snowden avrebbe rivelato a un ex componente della National Security Agency che non aveva avuto l’intenzione di mettere a repentaglio la sicurezza del suo Paese. E allora perché sottrarre 30.000 documenti contenenti informazioni riservate? E che dire del Prism, il programma di spionaggio e controllo globale in dotazione alla N.S.A. molto complesso ma facilissimo da usare con il quale è possibile mettere in difficoltà la protezione di qualsiasi sistema informatico? I nostri conti in banca sono sicuri e non c’è nulla da temere. È così che siamo stati abituati a pensare fin dall’inizio dell’era digitale. E, invece, sembra proprio che non sia così, e sembra che ormai sfuggire a qualsiasi tipo di controllo sia praticamente impossibile. Se è vero infatti che i colossi di internet Google, Yahoo, Microsoft, Facebook, Paltalk, You Tube, Skype, Aol e Apple hanno sottoscritto accordi con la N.S.A. per permetterle un maggiore e capillare controllo su milioni e milioni di file, da quelli inviati tramite mail a quelli scaricati sui personal computer, siamo di fronte a un problema che potrebbe scatenare un conflitto molto aspro tra diversi paesi ora alleati ma soprattutto (cosa temutissima dal mercato) tra gli utenti e i “padroni di internet”.
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Mentre la polemica è in pieno svolgimento, infatti, il cittadino medio trovandosi di fronte al solito modulo di autorizzazione al trattamento dei dati personali non può fare a meno di sorridere.