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Ddl anticorruzione: eppur si muove.. dopo 2 anni arriva l’emendamento sul falso in bilancio in Commissione

Era un emendamento molto atteso e alla fine è arrivata la sua presentazione in Commissione Giustizia di Palazzo Madama dove è in corso il confronto tra le forze politiche di maggioranza e opposizione sul disegno di legge anticorruzione.

Stiamo ovviamente parlando dell’emendamento dell’esecutivo sul reato di falso in bilancio. Il Presidente dell’assemblea di Palazzo Madama, che è stato il primo promotore del provvedimento in discussione in Commissione, ha accolto questa notizia con parole che non lasciano spazio a dubbi su come tale passaggio fosse per lui molto importante. Grasso ha infatti commentato con un chiaro “Alleluia, alleluia!” e ha poi aggiunto che l’approdo dell’emendamento in questione in Commissione giustizia rappresenta:

“Una novità molto importante e una buona notizia”.

Il testo della modifica di legge prevede un innalzamento della cornice edittale di pena per le società quotate in Borsa, per gli istituti bancari e per le società che emettono titoli di mercato che siano riconosciute colpevoli del reato di falso in bilancio. Nel testo è previsto che la pena lieviti da 3 a 8 anni di reclusione. Se invece a commettere il reato è una società non quotata, il range di pena possibile andrà da 1 a 5 anni. Va comunque detto che tale scelta va in direzione contraria a quanto auspicato da una parte del PD, che chiedeva una cornice edittale più alta sia nel minimo che nel massimo (da 2 a 6 anni di reclusione).
L’emendamento prevede che le indagini scattino d’ufficio, eccetto il caso in cui coinvolta sia una società non quotata “al di sotto dei limiti di fallibilità“. In questo ultimo caso si potrà procedere solo dietro presentazione di querela.
Sempre in relazione alle società non quotate l’emendamento prevede che per quanto concerne la valutazione della non punibilità per particolare tenuità, il Giudice deve analizzare:

“In modo prevalente, l’entità dell’eventuale danno provocato alla società, ai soci o ai creditori”.

In questo modo appare palese come nell’emendamento in questione abbia trovato per così dire cittadinanza la norma relativa alla tenuità del fatto, che si è concretizzata nell’ultima riunione di Governo, nel corso della quale al Codice Penale è stato aggiunto l’articolo 131 bis, relativo all’archiviazione di alcune condotte di entità assai lieve.
Per quanto concerne le sanzioni di tipo pecuniario è stato confermato come l’Esecutivo punti a rendere conveniente anche per le Società avere ai propri vertici persone che non commettano reati. Ciò è reso palese dal fatto che a pagare per il falso in bilancio saranno anche i vertici delle società che si vedranno condannate per tale condotta penalmente rilevante.

Il titolare del dicastero della Giustizia, analizzando insieme ai giornalisti l’emendamento, ha voluto porre l’accento sul fatto che ora il falso in bilancio non è più un reato di danno, essendo inquadrabile nell’alveo dei reati di pericolo e come ciò renda l’azione dei Magistrati più incisiva. Inoltre ha posto l’accento sull’aumento delle pene e ha parlato del testo come di un esempio di normativa equilibrata e incisiva.
Soddisfazione anche dello stesso Premier che, in un immediato tweet, ha sottolineato come l’Esecutivo abbia operato aumentando le pene e raddoppiando il tempo di prescrizione; mentre di tutt’altro tenore il commento del M5S alla mossa del Governo. Secondo i rappresentanti del partito fondato da Grillo, l’operazione dell’esecutivo sarebbe soltanto un tentativo di porre un raffazzonato rimedio agli scandali sulle grandi opere e sugli ultimi avvenimenti ad essi connessi, come l’arresto di un manager molto importante del dicastero delle Infrastrutture. Il M5S ha anche criticato la:

“Non utilizzabilità delle intercettazioni telefoniche per le aziende non quotate” e la decisione di non prevedere sempre la procedibilità d’ufficio.

Ora non resta che attendere per capire se l’emendamento passerà il vaglio della Commissione e in seguito la discussione del provvedimento nelle aule di Palazzo Madama e Montecitorio, dove sicuramente non mancheranno i momenti di tensione e le polemiche.

 

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