L’anoressia è, molto probabilmente, il disturbo alimentare che più di ogni altro colpisce i minori; in particolare,sono le ragazze ad essere soggette a tale malattia che, nei casi più gravi, può portare alla morte. Ad allarmare i neuropsichiatri che operano all’interno dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù è il fatto che appare in crescita, negli ultimi anni, una forma precoce di anoressia, che interessa bambini di soli 8 anni.
L’anoressia nervosa comporta un rischio di morte di almeno 5 volte superiore rispetto a quello fatto registrare da persone sane della medesima età. Quando si parla di anoressia nervosa, si fa riferimento ad una situazione caratterizzata da una magrezza eccessiva; quest’ultima è determinata dall’eccessiva ricerca di un peso inferiore a quello normalmente previsto. A spingere le ragazze all’anoressia è una visione distorta del proprio corpo, con un controllo ossessivo delle quantità di calorie ingerite.
L’età che risulta ancora oggi più a rischio è quella attorno ai 15 anni, fino ad arrivare ai 18, periodo nel quale i giovani si trovano a dover affrontare una pressione sociale alla quale non tutti riescono a rispondere in modo adeguato.
La bulimia nervosa si differenzia dall’anoressia per il diverso approccio al cibo; in questo caso, infatti, si verifica l’ingestione di grandi quantità in un brevissimo arco di tempo. Solitamente sono gli alimenti molto calorici ad essere mangiati, perché soddisfano una necessità immediata. Anche in questo caso, ad influenzare in modo evidente il sorgere della malattia è l‘insoddisfazione verso il proprio corpo. Dopo aver ingerito molto cibo, la paura di ingrassare spinge i bulimici a vomitare (sia con vomito autoindotto che attraverso l’uso di lassativi, fino ad arrivare ad un aumento spropositato dell’attività fisica). Anche la bulimia colpisce di più le ragazze e i ragazzi nel periodo compreso tra i 15 e i 18 anni; di solito, è una dieta dimagrante a scatenarla, soprattutto quando si cerca di ridurre le quantità di cibo indicate nella stessa. Viene innestato un circolo vizioso che porta dalla dieta all’abbuffata e, successivamente, al vomito e ad una nuova dieta.
Sia anoressia che bulimia richiedono, per gli esperti che tentano di curare i disturbi di comportamento di tipo alimentare, una collaborazione tra diverse figure professionali. Vengono coinvolti, infatti, psichiatri, nutrizionisti, psicologi e specialisti nella medicina interna. Questo perché tali malattie provocano conseguenze notevoli sul fisico, portando a complicanze di ogni genere, in diversi casi di grave entità. È importante, pertanto, cercare di ottenere diagnosi precoci che permettano di effettuare degli interventi terapeutici corretti.
Non risulta di fondamentale importanza solo agire sul comportamento alimentare, ma anche intervenire sul disagio emotivo che si viene a creare in questi casi. Dall’ossessione alla depressione, si tratta di un vortice che non comprende solo il malato, finendo inevitabilmente per coinvolgere anche i familiari. Vengono solitamente utilizzati psicofarmaci, ma sono impiegate anche sedute psicoterapeutiche, sia individuali che di gruppo. Per definire l’ampiezza del fenomeno è sufficiente citare che, per il solo anno 2014, l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù ha dovuto assistere (in day hospital) ben 105 ragazze soggette a disturbo del comportamento alimentare. Sono stati ben 44 i ricoveri dovuti ad anoressia nervosa grave.