Doping ad un torneo di scacchi: vinceva con un congegno elettronico, ma l’accusato promette battaglia
Uno strano scacchista
Il mondo degli scacchi, poco mediatico, ma comunque avvincente visto che strategia e velocità di calcolo devono essere sempre adottate, regala da sempre emozioni incredibili e colpi di scena clamorosi. Difficilmente tra i tanti, però, si era mai assistito ad un epilogo come quello registrato, o quanto meno questo è il parere di arbitri e organizzatori, alla prestigiosa competizione ligure.
Quando si bara per poter vincere, divertimento e suspense vengono completamente azzerati e soprattutto si tende a rovinare una competizione che richiamava atleti di varie nazionalità
Questo è quello che è accaduto durante il Festival di Imperia, quando Arcangelo Ricciardi sarebbe stato smascherato da alcuni responsabili del concorso.
Un momento tutt’altro che piacevole, che ha dato molto fastidio agli altri concorrenti, alcuni dei quali si sono visti eliminare da uno degli sfavoriti della competizione il quale, con uno stile molto semplice, è riuscito a passare il turno fino alla fase finale della competizione.
I sospetti su Ricciardi.
Il vercellese Arcangelo Ricciardi si era presentato alla competizione scacchistica ligure in veste di outsider, non godendo di particolari favori nel pronostico.
Con un modo di fare quasi assente, il concorrente piemontese è riuscito ad eliminare alcuni dei favoriti alla vittoria finale: senza battere ciglio, il giocatore ha continuato nella sua lunga corsa verso la finale.
Questo, però, ha insospettito gli organizzatori della manifestazione: sembrava quasi impossibile che, un giocatore che al massimo avrebbe potuto ambire ad un paio di affermazioni, potesse proseguire con grande facilità nell’eliminazione di alcuni dei migliori scacchisti italiani e non.
Per questo motivo il giocatore è stato tenuto sotto controllo ( “Non si alzava mai”, una delle accuse mosse allo stesso, ad esempio) fino alla fase finale della competizione, durante la quale è avvenuto un colpo di scena non tanto inatteso, almeno per i suoi accusatori.
Ricciardi e la tecnologia.
Il giocatore è stato sottoposto ad un controllo, in quanto dubbi e sospetti continuavano a rimbombare nella mente degli organizzatori della competizione.
A Ricciardi è stato chiesto di passare in una porta con metal detector, per verificare se vi fosse qualche dispositivo in grado di aiutarlo nella competizione.
Il giocatore, dopo essersi rifiutato diverse volte, destando ulteriore sospetto, ha deciso di accontentare i controllori, ma l’apparecchio ha messo in mostra come Ricciardi fosse in possesso di un oggetto metallico.
Prima di essere perquisito, lo scacchista ha cercato di giustificarsi spiegando che nelle tasche aveva un moneta porta fortuna, ma dopo la perquisizione si è scoperto cosa aveva nelle tasche della giacca.
Si sarebbe trattato di un apparecchio ( d’obbligo il condizionale visto che il giocatore espulso sostiene che i direttori di gara non avrebbero alcuna prova), con fotocamera incorporata che, durante la partita, inviava video e foto della posizione dei pezzi sulla scacchi e grazie a queste informazioni, il programma elaborava la mossa migliore da effettuare. Un sistema, se non degno di un provetto maestro di scacchi, quanto meno di un mago dell’informatica.
Ricciardi è stato subito espulso per frode e doping, ma non è ben chiaro se il torneo verrà ripetuto oppure no.
Di contro l’espulso, dalle righe delle Stampa, ha tuonato contro gli organizzatori, rei di averlo costretto con la forza alle verifiche, rivendicano a piena forza i propri meriti sportivi. Per il Vercellese il suo cammino nel prestigioso contesto è frutto solo della sua passione ultradecennale e della pratica di yoga e training autogeno, tecniche che lo hanno aiutato a gestire la tensione, quella tensione che in passato gli ha sempre precluso le posizioni che meritava. Conclude l’intervista, negando di aver fatto uso di webcam e parlando di invidia e gelosia nei confronti del suo talento, minacciando di fare ricorso in caso di squalifica.
Difficile, a sentire le due versioni, stabilire una verità condivisa. Alla fine, quindi, rimane solo una brutta figura, dalla quale escono male tutti e che fa si che neppure più gli scacchi, per i romantici che ci credevano ancora, siano rimasti terreno di lealtà e limpidezza. Peccato!