L’occasione dell’intervista a RaiSport dopo il test di Genova ha permesso a Conte di chiarire le sue idee. Dopo tre mesi di lavoro, il punto di vista del tecnico di Lecce è molto chiaro e contrariamente a prima, trovandosi alla guida dell’Italia, prende in esame tutto il movimento.
Quello che è comunque rimasto intatto in Antonio Conte, rispetto ai tempi della Juventus, è la gran voglia di lavorare e di spronare anche tutti gli altri a farlo, entrando anche duramente in contrasto, come ha sempre fatto, con chi non la pensa come lui. E lo fa chiaramente quando dice che la sua speranza era quella di un maggior coinvolgimento da parte di tutti nelle sorti della formazione azzurra, aggiungendo poi un sibilino “quello che vedo non mi piace”.
Secondo il CT azzurro manca la voglia di fare fatica, ma senza di quello non si costruisce niente; fatica e lavoro quotidiano, sono le basi di ogni successo, secondo i dettami di Conte. Rispondendo alla domanda con la quale il giornalista gli chiedeva se era stanco, l’ex mister bianconero chiarisce che tutti devono prendere atto che il movimento nel suo complesso non sta andando dalla parte giusta. Conte ammette di aver sempre saputo che non fosse facile, ma di metterci comunque tutto il suo entusiasmo e soprattutto la voglia di far crescere i giocatori giovani.
Conte lamenta le pressioni di chi ha dimenticato in fretta l momento di difficoltà culminato con il mondiale brasiliano e che pensa di poter risolvere tutto in breve tempo. In questo il neo Mister azzurro mostra, come ai tempi della Juventus, una certa qual insofferenza verso le critiche, specialmente quelle dopo la gara con la Croazia, ma nello stesso tempo fa un discorso più ampio, come quando tocca argomenti già cari a chi lo ha preceduto sulla panchina azzurra, come quello dei talenti giovani che non ci sono, oppure non riescono a crescere quando ci sono; oppure argomenti come l’attaccamento alla maglia azzurra e l’importanza, più volte sottolineata anche da Cesare Prandelli, degli stage periodici.
Conte ha puntualizzato anche come il momento del ricambio generazionale sia uno di quelli più difficili e che è necessario che i giovani siano umili, apprezzino il valore del lavoro e della fatica, due doti necessarie se si vuole provare a diventare campioni. Secondo l’attuale Ct le premesse per crescere ci sono, ma se la crescita non avviene inizierà una brutta fase di discesa. Conte ha poi parlato anche dei singoli, ricordando la buona prova offerta da El Shaarawy nei minuti giocati a Milano, sottolineando comunque che si è trattato di pochi minuti e che è necessario trovare la continuità, per lui, come per tutti gli altri. Intanto il CT si tiene stretti i 10 punti fin qui conquistati nella gare di qualificazione, che sono un bel bagaglio sul quale costruire il resto del cammino verso Francia 2016. Secondo il tecnico pugliese, i punti conquistati sono il frutto del lavoro e dell’orgoglio messi in campo dai giocatori. Antonio Conte ha sottolineato anche i punti sui quali migliorare: la preparazione fisica, l’intensità di gioco, la voglia di faticare; “abbiamo dimenticato che la fatica è bella“, queste le parole usate dal CT azzurro per esprimere il suo pensiero.
L’impressione che si è potuta cogliere dalle parole di Conte è quella che non solo i calciatori, ma anche le altre componenti del movimento calcio, non si siano resi conto della crisi e della sua gravità e che quindi i problemi non si risolvano proprio perché non se ne ha consapevolezza.
“E’ necessario passare dalle parole ai fatti”;
con questa frase Conte è tornato sul problema della mancanza di stage per la nazionale. Per il CT chi tiene alla nazionale non può lasciare un vuoto di 4 mesi tra questa gara con l’Albania e la prossima in programma a Marzo. Parlando poi di Mario Balotelli, che potrà comunque usufruire di questo periodo per preparasi al meglio con il suo club, il Liverpool, Conte sottolinea di non essere presuntuoso al punto da essere sicuro di poter cambiare l’attaccante ex Milan, dato che, sottolinea, altri tecnici di valore come Mancini, Mourinho ed Allegri, non sono riusciti nel compito. L’ex capitano bianconero sottolinea come sia lo stesso Super Mario a dover cambiare e che per certi giocatori serve un lungo periodo, e tempo che lui non ha a disposizione. Conte ha poi puntualizzato la felice conclusione della vicenda di Acerbi, che dopo aver combattuto contro il tumore è tornato in campo, prima nel club ed ora anche in Nazionale, dichiarando che questo è un simbolo per tutti.