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Due gemelle siamesi all’ospedale di Bergamo. Hanno il fegato in comune

Sono in prognosi riservata, ma in condizioni stabili le due gemelline siamesi nate mercoledì scorso all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Per volontà della famiglia che ha chiesto il massimo riserbo e il rispetto della privacy non sarà diffuso alcun bollettino medico.

Lo straordinario avvenimento si è verificato mercoledì 23 agosto. Le due bambine sono nate grazie a un parto cesareo programmato dai medici del Reparto Ginecologia e Ostetricia a 35 settimane di gestazione. In sala c’era anche Nicola Strobelt, responsabile della Medicina materno-fetale dell’ospedale lombardo. Subito dopo aver visto la luce, le piccole sono state trasferite in Patologia neonatale dove le attendeva una culla termica realizzata appositamente per loro. Sia le bimbe che la mamma, una giovane donna italiana, sono costantemente monitorate. Le due gemelline sono del tipo onfalopago cioè unite per l’addome e con in comune una porzione di fegato. Solo il 10% dei casi totali è di questo genere.

I gemelli siamesi sono gemelli identici attaccati per una parte del corpo alla nascita e sono classificati in base al punto in cui sono uniti. Rappresentano un caso estremamente raro e delicato. In letteratura scientifica si conta una nascita simile ogni 200 mila nel mondo e purtroppo nel 75% dei casi le malformazioni sono così gravi da non consentire ai bambini la sopravvivenza.

L’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo è una struttura all’avanguardia. Ogni anno si occupa di 4 mila gravidanze di cui oltre la metà presenta fattori di rischio. Tuttavia è la prima volta che i medici si sono trovati di fronte a un caso di questa portata. La procedura per far nascere le due bimbe è durata un’ora e mezzo e nei giorni precedenti era stata simulata più volte per ridurre al minimo gli imprevisti.

Finora a Bergamo non c’era mai stato un parto di gemelli siamesi, mentre in Italia, il caso più celebre risale al 1958 ed è quello di Giuseppina e Santina Foglia, unite all’altezza del bacino e parzialmente anche all’apparato riproduttivo genitale. Il 10 maggio 1965, presso l’Ospedale Regina Margherita di Torino furono separate in un lunghissimo intervento chirurgico che richiese l’alternanza di 25 medici. Entrò nella storia: fu il primo eseguito con successo in Europa.