Addio André Glucksmann. L’intellettuale e saggista francese è morto nella notte a Parigi, come riferito dal quotidiano Le Monde. Nato nel 1937 a Boulogne-Billancourt, nell’Île-de-France, da una famiglia di ebrei austriaci, dopo una formazione filosofica presso la Scuola Superiore di Saint-Cloud, partecipa al maggio parigino del 1968 da militante maoista. La svolta nella sua direttrice di pensiero è portata dall’opera di Solzenicyn e dall’incontro con Raymond Aaron, tra i pochi filosofi schierati a destra in quegli anni, di cui diventerà assistente alla Sorbona: al suo fianco inizia la battaglia contro la cultura filosofica dominante, improntata al marxismo e al pacifismo, aderendo al gruppo dei “nouveaux philosophes” e facendosi combattivo alfiere del liberalismo moderno.
Le sue nette prese di posizione lo porteranno a schierarsi al fianco dei dissidenti sovietici e dei “boat-people” – gli esuli vietnamiti che fuggivano dal regime comunista – negli anni Settanta, in favore dell’intervento armato contro la Serbia nel 1999 e dell’invasione angloamericana dell’Iraq nel 2003. Conclamato anche il suo impegno per la causa dei ribelli ceceni contro quella che considerava l’oppressione della Federazione Russa di Vladimir Putin. Nel 2006 esce in Italia l’autobiografia dal titolo “Une rage d’enfants” (Una rabbia di bambino), in cui il pensatore si definisce “un avvocato dei diritti dell’uomo”. In copertina la foto di un bambino di quattro anni, visibilmente arrabbiato: il piccolo André. La stessa rabbia che l’ha accompagnato per tutta la vita.