Festival di Cannes: la Croisette parla solo francese, Italiani con un pugno di mosche. Ecco i vincitori dell’edizione 2015
Il giorno più atteso del Festival di Cannes, quello delle premiazioni, ha portato grande (troppo?) lustro al cinema francese e, contemporaneamente, ha lasciato l’amaro in bocca al cinema italiano, rimasto all’asciutto.
La 68esima edizione, infatti, ha visto 3 delle Palme più importanti finire in mano a pellicole di casa. Il premio principale, la Palma d’Oro, ha visto premiato come miglior film “Dheepan”, girato dal regista francese Jacques Audiard (autore anche de “Un héros très discret” “Il profeta” e “Un sapore di ruggine e ossa”) . Il premio di miglior attrice è stato assegnato ad Emmanuelle Bercot (a pari merito con Rooney Mara) mentre, come miglior attore, ad aggiudicarsi la statuetta è stato Vincent Lindon.
Grande attesa, nei giorni precedenti la premiazione, per il possibile exploit dei 3 film italiani presentati al festival. Ma i nostri rappresentanti, da Matteo Garrone con “Il racconto dei racconti“, a Nanni Moretti con “Mia Madre“, passando per Paolo Sorrentino con l’applauditissimo “Youth – La giovinezza” sono rimasti a bocca asciutta. Oltre al successo in sala, le pellicole italiane erano state accolte positivamente dalla critica. A conferma dell’ottimo giudizio in merito alle opere italiane è anche il fatto che saranno destinate ad essere proiettate in un gran numero di sale, anche in numerosi Paesi stranieri.
A presiedere la giuria del festival sono stati i fratelli Coen; giuria che è stata chiamata a scegliere tra 19 film in concorso. Era il film di Sorrentino uno dei favoriti, assieme a “Carol“, di Todd Haynes e a “The Assassin“. A voler rilasciare il suo parere su questa mancanza di riconoscimenti per il cinema italiano è stato il direttore artistico della “Mostra di Venezia” Alberto Barbera. Pur ammettendo di non aver potuto assistere a tutti i film della manifestazione, e ricordando come i verdetti espressi dalle giurie debbano essere accettati, Barbera ha voluto ricordare come il cinema francese sia riuscito ad essere il più premiato proprio in un anno nel quale le pellicole prodotte sono state piuttosto modeste. Ha voluto aggiungere, inoltre, che a pesare sul risultato delle pellicole italiane possa essere stata anche la mancanza, all’interno della giuria, di un membro italiano. Infatti, sempre secondo Barbera, un personaggio di peso avrebbe potuto “orientare” i giudizi delle altre personalità deputate al voto. Ha lasciato anche un giudizio in merito al vincitore, indicando come Audiard sia uno dei registi che apprezza maggiormente, pur sottolineando come il suo ultimo film, presentato a Cannes, sia uno di quelli “meno significativi” realizzati nella sua carriera. Infine, a non averlo convinto è anche l’ex-aequo nell’interpretazione femminile, che avrebbe preferito fosse andata a Rooney Mara o a Cate Blanchett.
Deve essere segnalato come l’ottimismo circolato fino al giorno precedente alla consegna dei premi in merito alle pellicole italiane abbia lasciato spazio, già nelle ore che hanno portato alla serata della premiazione, a dei “rumours” che sembravano annunciare un esito negativo. La conferma è arrivata poco dopo; l’unica presenza italiana nella serata conclusiva, a malincuore, è stata quella delle nostre esponenti incaricate di consegnare premi, ossia Valeria Bruni Tedeschi e Valeria Golino.
Per quanto riguarda lo svolgimento della stessa cerimonia, i momenti iniziali hanno visto un prologo musicale che, attraverso l’impiego di coreografie di ballo, ha trasformato per un attimo la cerimonia in uno show, come anticipato da mesi. Ad inaugurare i premi è stato quello per la migliore opera prima, che è finito alla pellicola di César Augusto Acevedo, dal titolo “La tierra y la sombra“. La Palma d’oro alla carriera, invece, è andata a Agnès Varda, che ha voluto dedicare il premio ricevuto dalle mani di Jane Birkin a tutti coloro che si impegnano per portare al cinema dei film originali. Il discorso della Varda si è concluso con un commovente omaggio al marito, morto da 25 anni. Le parole della regista hanno espresso il suo eterno amore verso il suo compagno scomparso, al quale ha voluto dedicare le parole:
“La mia vita continuo a condividerla con te”.
Altri premi di rilievo sono stati quelli per il miglior soggetto, ottenuto da Michel Franco (regista del film “Chronic“). Il premio della Giuria, invece, è stato assegnato al film greco “The Lobster“, mentre quello alla regia ha avuto come trionfatore un film taiwandese, ossia “The Assassin“. Uno dei favoriti alla vigilia, indicato dalla stampa come il maggior candidato per la vittoria della Palma d’Oro, ossia il film ungherese “Il Figlio di Saul“, si è dovuto accontentare del Grand Prix. A superarlo, come indicato in precedenza, è stato “Dheepan”, del regista Audiard, che narra le avventure di un ex combattente che, una volta lasciato il territorio indonesiano, finisce per andare a vivere in Francia trovando lavoro all’interno di un cimitero. Fuggito dall’inferno in Patria, e costretto per emigrare a trovarsi una finta moglie e figlia, verrà catapultato in un altro inferno tra le banlieu parigine e costretto all’ennesima battaglia per la sopravvivenza quotidiana, ora dovendo anche proteggere la sua nuova famiglia.
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