La serata sanremese del 10 febbraio è stata caratterizzata da un soporifero sottotono generale, a volte alquanto piatto poichè molti presunti ‘big’ non hanno saputo determinare, nella rivisitazione delle canzoni, il giusto sentimento. Per due di essi è stata, al contrario, una vera ostentazione di carattere, palesando un’indole artistica non solo definita, ma prorompente, appagante sia tecnicamente che nella teatralità d’esecuzione.
Fiorella Mannoia ed Ermal Meta sono i due artisti, tra loro agli antipodi, che sono stati capaci di lasciare un’impronta definita e senza appello a questa serata per lo più stanca, sottotono.
Se Fiorella Mannoia, con la sua padronanza, la sua signorile femminilità e la capacità di catturare l’attenzione sulle singole parole del testo, scritto tanti anni fa da Francesco de Gregori, ha dato nuovamente conferma di essere una meravigliosa interprete, la grande sorpresa è stata la determinazione di Ermal Meta nell’imprimere potenza vocale, accenti e grandi varietà di colori, con una voce sempre al di sopra del rigo del pentagramma, ad un brano difficile, senza possibilità d’appello, come “Amara Terra Mia” di Domenico Modugno.
Brano difficile perché nelle singole parole evidenzia la minimale poesia del testo, scritto a quattro mani con Enrica Bonaccorti, l’attualità del sentimento d’attaccamento alla propria terra, la voglia di pace e serenità, di vivere le piccole cose del quotidiano guardando il cielo, volando, cantando, vivendo.
Per queste potenzialità, l’esecuzione di Ermal Meta ha evidenziato non solo la potenza della sua voce, i colori e i timbri di un’ugola in grado di scendere sotto il suolo per volare sino agli orizzonti più vasti, ma il vero sentimento di un artista che il testo lo sentiva dentro.
In quel momento, in quei pochi minuti di esibizione sul palco sanremese, l’artista albanese Ermal Meta, naturalizzato non solo italiano, ma barese come Mr. Volare, era Modugno, un Modugno che riviveva sul palco con vocalità diversa, profonda, sentita.
Un premio meritato e senza appello e mancano ancora altre espressioni delle giurie, siamo solo a metà d’opera …
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