Cronaca

Finalmente la verità sul caso Cucchi

Il 15 ottobre del 2009 Stefano Cucchi, un trentenne romano, viene arrestato e ne viene decisa la custodia cautelare per possesso di sostanze stupefacenti. Muore una settimana dopo, il 22 ottobre, all’ospedale Sandro Pertini e alla famiglia è negato di poter vedere il corpo.
Ma cominciano a circolare testimonianze su pestaggi, segni di percosse e violenze e si apre il primo processo.

Sarà quello che la sorella di Stefano definisce il processo sbagliato con gli imputati sbagliati, gli agenti della polizia penitenziaria e i medici dell’ospedale, tutti assolti nel processo di appello o nell’appello bis per 5 dei 6 medici indagati richiamati in causa in Cassazione.

È una triste storia fatta di verbali modificati, di verità nascoste sebbene evidenti alla prova dei fatti, di versioni lontane dalla realtà, che finalmente trovano una conclusione.
Il processo bis iniziato nel 2015 punta le indagini sui carabinieri che hanno provveduto alla prima identificazione e hanno tenuto Stefano Cucchi in custodia la notte dopo dell’arresto, per loro l’accusa è di omicidio preterintenzionale e abuso d’autorità. Per uno degli imputati inoltre, insieme al maresciallo, c’è anche l’accusa di falso nella compilazione del verbale d’arresto e nel processo di primo grado che indirizzò le accuse verso gli agenti della polizia penitenziaria.

Dopo anni difficili, durante i quali la famiglia Cucchi non ha mai smesso di lottare per far trapelare la verità, si intravede una fine, le prove delle violenze subite da Stefano sono evidenti e qualcuno pagherà per questo, finalmente la giustizia sta facendo il suo corso.

Ilaria e i suoi familiari possono rallentare nella corsa di battaglie e dichiarazioni contro un sistema che ha fatto di tutto per negare loro la verità e piangere Stefano per il quale hanno saputo pretendere giustizia e restituire dignità.