“Boyhood” è stato proclamato “il capolavoro del nuovo millennio”, grazie ai suoi 12 anni di produzione. Richard Linklater ha iniziato nel 2002 scegliendo il cast che lo avrebbe accompagnato in questo importante progetto per i futuri 12 anni. Il regista racconta che non è stato affatto facile, perchè trovare dei bambini capaci poi di diventare adolescenti e attori interessanti e concentrati era un rischio, che poteva essere affidato esclusivamente all’intuito. Guardando ai risultati raggiunti, la sua scelta è stata davvero ottima: entrambi i ragazzi di cui vediamo la crescita nel film, sono brillanti e affascinanti.
Linklater deve anche ringraziare l’agenzia che ha creduto in questo progetto, davvero a lungo termine, e che gli ha sempre fornito, di anno in anno, il budget minimo ma necessario alla realizzazione del film.
“The Grand Budapest Hotel” è invece totalmente diverso da “Boyhood“. Attraverso una rapida serie di flashback si arriva all’anno 1932, raccontato dall’allora fattorino Zero Moustafa: al Grand Budapest Hotel il concierge è l’unico che porta il sorriso sul viso di una ormai decadente nobiltà europea. Questo primo elemento è stato uno dei decisivi per la vittoria a Beverly Hills: rappresentare il cambiamento europeo tra la prima e la seconda guerra mondiale, grazie ad una storia inventata, a volte poco verosimile a volte estremamente esilarante.
La vittoria di questi due film ai Golden Globe è stata applaudita dal mondo senza, per il momento, troppe critiche mosse alla scelta dei vincitori. Nonostante l’inaspettata vittoria di un film tanto naive, “The Grand Budapest Hotel”, se ne è riconosciuto il valore. Più calcolato forse era il riconoscimento per il lungo lavoro di 12 anni, la speranza messa in un desiderio che ha occupato una porzione di vita considerevole di queste persone.