Google: al lavoro su lenti a contatto in grado di scansionare l’iride. Addio pwd, questa sarà l’autenticazione del futuro
In questi giorni è arrivata una notizia che potrebbe portare ad un’innovazione importante in tema non solo di lenti a contatto, ma di sicurezza e sistemi relativi a 360 gradi. Infatti, Google ha appena deciso di brevettare delle lenti in grado di scansionare l’iride e, da quanto trapela, lo stesso colosso statunitense starebbe portando avanti degli studi rivolti a svelare la cosiddetta “impronta cerebrale”.
In merito al brevetto, l’idea delle lenti per la scansione dell’iride avrebbe un campo di applicazione piuttosto ampio, potendo essere impiegata in quei sistemi e nei metodi che si trovano ad essere associati con l’autenticazione e l’identificazione.
Un esempio è rappresentato dalle possibilità di sbloccare il proprio cellulare oppure di aprire senza l’impiego di chiavi la porta di casa. Si tratterebbe di un passo importante verso il futuro, ancora più evidente rispetto alle password e alle impronte digitali.
A riconoscere il brevetto è stata l’USPTO, accompagnandolo con 26 pagine di documentazione, dalle quali sono emersi una serie di dettagli molto interessanti. Sul piano pratico, ad esempio, leggendo tale documentazione si viene a conoscenza del fatto che le lenti potranno avere al loro interno un sensore, che verrà affiancato da un microchip. Per permettere alle componenti di condividere lo stesso spazio verrà utilizzato un involucro polimerico. Secondo quanto traspare esaminando il progetto, con tale nuova tipologia di lenti sarebbe, inoltre, particolare non meno importante, possibile correggere un difetto come l’astigmatismo. Questo verrebbe determinato dal fatto di poterle impiegare con i profili irregolari della cornea. In diversi casi significherebbe, pertanto, evitare di doversi sottoporre ad un intervento laser, che non assicura sempre un esito ottimale.
Ma per l’azienda di Mountain View non si tratta di una vera e propria novità in questo ambito, in quanto Google ha già attiva una collaborazione con la famosa azienda farmaceutica “Novartis”. Lavorando fianco a fianco, le due realtà stanno cercando di ottenere delle lenti a contatto che possano fornire dei vantaggi specifici ai diabetici; questo attraverso il monitoraggio dei livelli di glucosio presenti nel sangue.
Oltre a Google, numerose Università stanno studiando come sfruttare gli ultimi ritrovati in tema di scienza e tecnologia per ottenere risultati utili per il futuro. Ad esempio, l’università “Binghamton”, situata nello stato di New York, ha già iniziato i lavori volti a creare un “sistema di identificazione” che sia in grado di sfruttare quella che può essere definita come l‘impronta del cervello. Più nel dettaglio, il suo scopo è quello di verificare come la mente di ogni essere umano abbia la capacità di reagire in modo diverso se sottoposta a stimoli di varia natura. Per poter indagare il fenomeno il team si è avvalso di 45 volontari, ai quali sono stati forniti 75 acronimi, inseriti in una lista. I ricercatori hanno poi monitorato l’area del cervello che è deputata alla lettura e al riconoscimento delle parole, facendo ricorso a tre sensori. Quanto è risultato ha sorpreso gli stessi esperti, in quanto si sono presentate delle differenze notevoli nelle varie reazioni cognitive da parte dei partecipanti. In questo modo, il computer utilizzato ha potuto identificare i soggetti con un grado di accortezza pari al 94%. In base ai risultati ottenuti, i ricercatori si sono dichiarati convinti che, rispetto all’impronta digitale, quella del cervello darebbe luogo ad un innegabile vantaggio, in quanto avrebbe la possibilità di essere resettata semplicemente variando gli stimoli. Invece, un furto di impronta digitale non potrebbe portare ad una sua cancellazione.