Nella città alsaziana di Strasburgo in Francia il 10 marzo a poche ore dall’alba si è alzata una grossa colonna di fumo nero che ha richiesto l’immediato intervento sul posto di alcune decine di vigili del fuoco impegnati a contenere l’incendio nell’importante datacenter di OVH da cui dipendono migliaia di siti in Europa.
Dalle prime ore della mattina un incendio di vaste proporzioni è divampato nelle strutture dell’azienda informatica OVH che ospita nei suoi numerosi server decine di migliaia di portali e siti sparsi principalmente in Europa e gestisce molti servizi in tempo reale.
La prefettura della città di Strasburgo ha fatto sapere in un comunicato stampa che l’incendio sarebbe divampato attorno alle 3 del mattino in una delle sale interne ed hanno richiesto quasi un centinaio di uomini del servizio antincendio con attrezzature speciali per il contenimento delle fiamme provenienti da apparecchi elettronici e sotto tensione.
Non sono ancora state riportate notizie sufficientemente chiare sull’accaduto, ma al momento risulterebbe che non ci sono state vittime perché al momento dell’innesco delle piante il personale era ridottissimo per via dei turni di notte,
L’incendio sarebbe partito dalla costruzione di 4 piani che ospita gran parte dei server e dove si concentrano cavi, batterie tampone e apparecchiature elettroniche, per poi raggiungere anche gli edifici intorno.
Sul posto sono stati effettuati immediatamente campionamenti dell’aria per verificare la possibile presenza di sostanze tossiche legate alla combustione di vetroresina e materiale plastico, ma non risulterebbero livelli allarmanti e quindi non è stato diramato l’allarme speciale.
Le conseguenze più dirette dell’incendio, a parte l’ovvia distruzione di gran parte dell’impianto, sono stati il blocco e i disagi per i servizi ospitati nei server, come per esempio l’italiana RadioCom.tv, il servizio dedicato agli italiani residenti fuori dalla patria.
Il disaster recovery plan di OVH, che ha altri impianti simili, si è attivato immediatamente grazie a molti web provider sparsi nel continente per riattivare sulle loro macchine i servizi almeno in forma provvisoria.