Il bere ed il fumare sono abitudini da non portare avanti durante la gravidanza, eppure, sono ancora molte le donne che si limitano solo a ridurne il consumo. Gli alcolici, siano essi ad elevato o ridotto grado, non andrebbero assunti dalle donne incinte, perché potrebbero mettere a repentaglio la salute dei nascituri. Oltre a provocare parti prematuri di bambini molto spesso in sottopeso, consumare bevande alcoliche, anche in minime quantità, determina una serie di problematiche legate allo sviluppo neurologico del proprio bambino; si va dai sintomi meno preoccupanti come iperattività e disturbo dell’attenzione, spesso evidenti solo dopo i primi anni di vita, fino alle forme più gravi della cosiddetta Sindrome Alcolico Fetale (o Sindrome feto-alcolica) che può determinare anche malformazioni fisiche e ritardi cognitivi.
L’Istituto di biologia cellulare e neurobiologia del Centro di Ricerche Nazionale, e il Centro di riferimento alcologico della Regione Lazio, hanno però dato una nuova notizia due giorni fa: la responsabilità di eventuali danni alle capacità cognitive del bambino, dovuti appunto all’abuso d’alcol, sarebbero da attribuire anche ai neo-papà. Non si sa ancora come l’alcol riesca a mettere a repentaglio la salute neuronale del feto, quello che si sa è che agisce direttamente o indirettamente sulle molecole di DNA paterno, e in particolare sul fattore NGF.
Scoperto da Rita Levi Montalcini negli anni Ottanta, il fattore NGF è un elemento chiave nella formazione delle cellule, neuronali e non. Facendo leva su di esso, l’alcol agisce sul funzionamento delle cellule, compromettendo la corretta formazione del sistema nervoso centrale dei bambini.
Inoltre, secondo Roberto Cuccurello, coordinatore dello studio e ricercatore del Centro Ricerche, se il padre beve prima del concepimento, potrebbe esporre il proprio figlio ad una eventuale dipendenza da alcol quando sarà cresciuto.L’unica soluzione è dunque che futuri padri e future mamme evitino in toto l’alcol, non solo una volta conosciuto l’esito del test di gravidanza, ma ben prima, già in fase di fecondazione.
Se proprio questo risultasse difficile, da Ottobre è disponibile anche in Italia un farmaco che può aiutare a tenere sotto controllo la tendenza all’abuso: il Nalmefene. Somministrabile sia per via orale che endovenosa, è in grado di inibire gli effetti gratificatori dell’alcol, su persone adulte cosiddette a rischio: ovvero individui che abbiano sviluppato una dipendenza data da un consumo elevato e regolare di alcol (nell’ordine di oltre 60 g/giorno per gli uomini, e oltre 40 g/giorno per le donne).