La tensione, oramai, è palpabile e si taglia con un coltello: Hong Kong è decisa a resistere alle autorità cinesi in qualsiasi maniera, anche a costo di sacrificare un numero imprecisato di persone.
Sono gli studenti i più caldi nella rivolta. Per loro la democrazia e la liberazione dal regime sembrano essere gli unici risultati che vale la pena conseguire, anche a costo di rischiare la propria vita. Le proteste si fanno sempre più intense e i sit-in in diversi punti strategici della città sempre più numerosi.
I manifestanti non si lasciano intimorire dalla risposta violenta delle autorità cinesi, che cercano di sedare tutto con la forza. Per Martin Lee, uno dei primi ad aver aizzato la rivolta, si tratta di un evento storico, che cambierà per sempre Hong Kong. Per l’ex leader del Partito Democratico questa è una chance che non si può perdere, sebbene resistere sia duro.
L’esercito cinese che ha come ordine quello di debellare la resistenza in ogni modo, sta usando qualsiasi mezzo a sua disposizione e in molti lamentano un uso della forza sproporzionato. Ma c’è un solo nemico da combattere: Xi Jinping, il presidente cinese, da tutti considerato un tiranno senza alcuna remora.
Hong Kong e i suoi studenti si dicono pronti a diventare il nuovo Tibet, ossia una spina nel fianco del regime. L’obiettivo primario che si impongono i manifestanti è quello di ottenere delle elezioni libere già a partire dal 2017.
La situazione è in continua evoluzione e la protesta si sta espandendo, di ora in ora, a sempre più zone della città. Si attendono nuove notizie per cercare di capire quelli che sono gli ordini del regime e come andrà a finire. Nel frattempo, numerosi giornalisti dissidenti stanno incitando la popolazione a resistere, portando a livelli altissimi la tensione.