Il caso del piccolo Charlie Gard: non solo l’Italia ma anche gli Stati Uniti si offrono di aiutare il bimbo
LA BATTAGLIA DEI GENITORI – La vicenda del piccolo Charlie Gard, il piccolo di dieci mesi affetto da una rara malattia genetica (la cosiddetta sindrome da deplezione del DNA mitocondriale) e a cui i medici del Great Ormond Street Hospital di Londra hanno deciso di sospendere le cure “nel suo interesse”.
Negli scorsi giorni i genitori si erano opposti a questa decisione, chiedendo non solo all’Alta Corte Britannica ma anche al Comitato Etico della struttura sanitaria un’autorizzazione a non spegnere le macchine che tengono in vita Charlie e ad iniziare un ciclo di terapie sperimentali: tuttavia, nonostante Connie Yates e Chris Gard siano riusciti a trovare una clinica negli Stati Uniti disposta ad aiutarli, le loro richieste sono state sempre respinte e adesso si stanno moltiplicando gli interventi a loro favore da parte di medici e istituzioni di tutto il mondo.
UN TRASFERIMENTO IN ITALIA? – Nelle ultime ore, infatti, non solo il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ma anche l’Ospedale Bambin Gesù di Roma si sono detti pronti a fare il possibile perché al bambino (colpito di recente da una encefalopatia ritenuta esiziale) sia fornita l’assistenza del caso e non siano sospese le cure.
Per quanto riguarda l’inquilino della Casa Bianca, pare sia in stretto contatto con la famiglia Gard e si sarebbe detto disposto a “dare una mano” in prima persona; i vertici dell’ospedale pediatrico romano, invece, hanno spiegato che stanno valutando assieme ad alcuni specialisti della struttura londinese se sussistano le condizioni affinché il bimbo sia trasferito in Italia. Secondo la direttrice Mariella Enoc,
“difendere la vita umana, specie quando è colpita dalla malattia, è un impegno d’amore”,
aggiungendo che le parole pronunciate dal Papa in merito a questa vicenda dovrebbero essere illuminanti.
“Sappiamo che si tratta di un caso disperato e che non esisterebbero terapie efficaci“
ha affermato la Enoc, spiegando che la struttura accoglierebbe volentieri Charlie per il poco tempo che gli resta da vivere.