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Il figlio di Gheddafi, ex calciatore di Perugia e Udinese, torturato in Libia. Hrw chiede un’inchiesta

Nuova tegola mediatica sul governo libico, l’organizzazione non governativa HRW (Human Rights Watch), tramite il suo portavoce, nonché vice direttore dell’organizzazione per il medio oriente, Joe Stork, ha fatto sapere tramite un comunicato stampa, di aver fatto espressa richiesta al governo di Tripoli di aprire un inchiesta sulle presente violenze subite da Saadi Gheddafi.

Il figlio del colonnello, conosciuto nel nostro Paese anche per le esperienze calcistiche con Perugia e Udinese ( due sole presenze e la possibilità di calcare i campi della serie A più per i finanziamenti ai due club che non per le sue reali capacità, ndr) è detenuto nel carcere di al-Hadba, dopo essere stato arrestato in Niger nel 2011, l’uomo è apparso ultimamente in un video (rilasciato in rete lo scorso 2 Agosto) mentre era interrogato brutalmente da alcune guardie. Nel filmato che dura una decina di minuti, si vede l’ex giocatore del Perugia legato su un cavalletto di ferro, mentre i carcerieri percuotono ripetutamente e con forza, le piante dei suoi piedi. L’uomo che pur bendato risulta abbastanza riconoscibile, indossa una tuta verde e sembrerebbe avere una buona forma fisica,  e nel corso del filmato  è stato schiaffeggiato ripetutamente.

Nel video il cui principale soggetto è il terzogenito del colonnello, si sentono le urla di altri prigionieri e si nota la presenza di un paio di carcerieri, al momento non identificati.
Il carcere di al-Hadba, in mano alle milizie vicine allo stato islamico, non è nuovo a episodi del genere, molti gli ex prigionieri puntano il dito sui brutali metodi usati dalle guardie, metodi ben lontani dallo standard di civiltà delle strutture carcerarie europei.

Il figlio del colonnello Gheddafi è stato arrestato con varie accuse, tra queste spicca la sua partecipazione all’omicidio di un ex stella del calcio libico, Bashir al-Riani, reo di aver criticato il regime dell’allora dittatore libico. L’HRW ha reso noto di aver provato a contattare il direttore del carcere, ma le richieste di un intervista sono state ripetutamente rifiutate.
Le autorità di Tripoli hanno comunicato di aver aperto un’inchiesta informale sui presunti abusi, le stesse autorità hanno però fatto presente di non essere in grado di certificare l’autenticità del video trasmesso in rete.

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